E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

lunedì 6 ottobre 2025

Un racconto, tante voci Ottobre 2025

Cari amici,

eccoci a un nuovo appuntamento con il nostro gioco di scrittura creativa, anche se con qualche giorno di ritardo!

L’autunno è la stagione in cui la natura parla sottovoce, e ogni foglia che cade sembra custodire un segreto. È il tempo della memoria, dei pensieri che riaffiorano come braci nel silenzio.

Per questo mese, il nostro gioco di scrittura “Un racconto, tante voci” parte da un incipit che invita all’introspezione e alla delicatezza.

L’incipit da cui partire è il seguente:


«Ogni foglia che cadeva nel cortile sembrava portarsi via un pensiero che non avevo mai avuto il coraggio di dire».


Ora lasciatevi trasportare da queste parole e, come sempre, buon lavoro a quanti vorranno partecipare!



6 commenti:

  1. Ciao Giuseppe Volevo lasciare un piccolo contributo partecipando al gioco che hai proposto. Presto ne elaborerò anch'io in uno dei miei prossimi "Giochin giocando..." della domenica. Ovviamente spero ci sia anche tu. 😉

    "Ogni foglia che cadeva nel cortile sembrava portarsi via un pensiero che non avevo mai avuto il coraggio di dire."
    Affacciata sul terrazzo, osservavo dall'alto ogni movimento che la natura ci regalava, e con esso anche ogni mio ricordo regalato alle foglie. Si staccavano dai rami della vita, ancora con il lieve colore verde, che da lì a poco sarebbe diventato brumato. E tutti insieme, presto sarebbero diventate foglie secche che, calpestate e macinate dalle intenperie avrebbero concimato il terreno, verso un nuovo risveglio, verso una nuova e migliore esistenza. Cancellati per sempre, quei ricordi ne avrebbero generati nuovi e forse migliori. Intanto mi godo questo lieve fresco autunnale baciato dai tiepidi raggi di sole. Ancora per poco e un lungo inverno ci aspetta, mentre attendiamo meraviglie.

    Pia

    Grazie e abbraccio.

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    1. Contributo graditissimo. Appena posso vengo a passare da te!

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  2. FOGLIA DOPO FOGLIA, SORRISO DOPO SORRISO, VITA DOPO VITA
    "Ogni foglia che cadeva nel cortile sembrava portarsi via un pensiero che non avevo mai avuto il coraggio di dire."
    Si, il nostro legame con la natura, con il regno vegetale, il verde che ci circonda potrebbe essere molto più profondo di quanto pensiamo. Ci vedo, ci immagino, esseri umani, una immensa foresta, una flora, di varie specie: le imponenti querce, i secolari ulivi, i maestosi salici, ci sono pioppi, larici, cipressi, rovi e cespugli, rose e tulipani, girasoli e muschi e licheni e gramigna e oleandri e nontiscordardime e ortiche. Siamo una moltitudine, doniamo un bene prezioso, chiediamo poco, abbiamo bisogno di un po' di semplice nutrimento, l’acqua, in natura ce n’è tanta, ci facciamo forza gli uni con gli altri, a volte in balia di forze immensamente più grandi di noi. Ma resistiamo, siamo, viviamo.
    Una parte di noi mantiene una pacifica esistenza priva di grandi turbamenti, un’altra invece perde qualcosa che non sarà mai più suo, cercando di farsi forza con ciò che gli rimane, perché questo Dio inverno è decisamente forte.
    Alcuni infine perdono ogni possibilità di restare in questo mondo, ma quando una nuova divina primavera si affaccerà, avrà inizio la resurrezione, il ritorno alla vita.
    Io sono così, tu non ci sei più, ho perso molte delle mie caratteristiche, le mie foglie. Sono perse, non tornano più, non le sento più mie, mi faccio forza con ciò che mi rimane, perché sono pur sempre in questo mondo, ma forse domani, in un angolo di questa foresta, la divina primavera ci farà dono di ritrovarci.

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  3. INCONFESSABILE TRISTEZZA AUTUNNALE

    “Ogni foglia che cadeva nel cortile sembrava portarsi via un pensiero che non avevo mai avuto il coraggio di dire”.
    Puntuale era l’incontro con l’Autunno.
    Me ne stavo, quasi sempre, dietro alla finestra della mia stanza prospicien-te il cortile, colmo di alberi e arbusti, e mi lasciavo andare nella danza len-ta o vorticosa di ogni foglia. Mi perdevo con lo sguardo dietro ad ognuna, staccata dal vento o che stanca da sola cadeva. Le svariate sfumature mi portavano in un mondo magico e ogni colore faceva esprimere alla mia mente adolescenziale un desiderio e soprattutto in ogni foglia immaginavo e vedevo forme insolite e sognavo.
    Il tappeto di foglie, falbo e senza trame, ai piedi soprattutto delle betulle, lontano portava i miei pensieri per poi riattaccarmi alla terra.
    Pensavo al viaggio delle foglie trasportate chissà dove dal vento e che, dopo i vari volteggi, stramazzavano senza potersi più rialzare.
    Quell’immagine mi faceva pensare alla fine della vita. Mi rattristavo e chiudevo gli scuri della mia finestra per non guardare più le tante foglie che impotenti dai rami si lasciavano staccare e ferire dall’aria. Umide e secche, dopo qualche giorno di pioggia, giacevano per dare vigore agli adamitici alberi del cortile. Io, poi, degli uomini mi chiedevo. E la vita la vedevo molto simile a quella delle foglie nel loro ultimo viaggio autunnale.
    Qualche lacrima umettava il viso e questo mio pensiero lo tenevo solo per me per non rattristare nessuno.
    In fermento era la mente ma non chiedevo, perché l’accostamento alla morte mi faceva rabbrividire e nell’andare lento di una foglia non volevo vedere il passaggio della brevità della vita.
    Ancora oggi osservo le foglie multicolori ma evito il pensiero razionale e riempio gli occhi solo di nuovi sfumati colori.

    Maddalena Corigliano

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  4. «Ogni foglia che cadeva nel cortile sembrava portarsi via un pensiero che non avevo mai avuto il coraggio di dire».
    Lo portava via da quell’albero ricco di intenzioni e buoni propositi, un albero gonfio di fogliame arrugginito e stanco, ora; che appena pochi mesi addietro ondeggiava al calore dell’estate, restituendo a chi transitava nei pressi ombra rigenerante e delicato, armonico, fruscio. Foglie e pensieri sognanti, ma in orbite lontane, destinate a svanire.. ed ora che cadevano giù, sembrava assistere ad una resa definitiva, la rinuncia a veleggiare ancora in quota, un no definitivo a salpare verso il sogno, invece di destinarsi a rovinosa caduta dal sapore amaro di abbandono, di impotenza.
    Eppure volevo gridarli al mondo tutti quei pensieri maturati al sole di un’estate magnifica, perché ogni desiderio sarebbe stata linfa non solo per quelle foglie, agitate di vento e speranza, gonfie di colore, a navigare nella brezza di ogni pomeriggio, a suscitare speranza e infondere nuovo coraggio.
    E allora, proprio adesso che il tempo stava finendo, proprio ora che quel foliage malinconico sembrava annunciare la fine di ogni storia, avrei dovuto chiamarla, rassicurarla; ricordarle che io c’ero, e che ci sono, che proprio in quel cortile le ho promesso un futuro che mai aveva avuto il coraggio anche solo di concepire, e ogni pensiero che cadeva oggi, assieme ad una foglia leggera, mi stava invitando a rialzarmi, a creare nuova stagione, a tenere fede alla parola data.
    E lo avrei fatto.

    Franco Battaglia

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