giovedì 10 ottobre 2024

Spesso siamo inconsapevoli dei nostri valori. Una riflessione sulla scoperta di sé

“Spesso siamo inconsapevoli dei nostri valori.”


Roger Zelazny (1937-1995)




“Spesso siamo inconsapevoli dei nostri valori.” Questa affermazione di Roger Zelazny, se letta con attenzione, risuona come un invito a esplorare le profondità del nostro essere, a guardare oltre ciò che vediamo in superficie. Ma cosa significa, esattamente, essere inconsapevoli dei propri valori? E perché è così importante prenderne coscienza?

I valori: le radici invisibili del nostro comportamento

I valori personali rappresentano il nucleo profondo della nostra identità. Sono le convinzioni, i principi e gli ideali che guidano le nostre azioni e influenzano le nostre decisioni, spesso senza che ne siamo consapevoli. Sono come le radici di un albero: nascoste sotto terra, ma fondamentali per la crescita e la stabilità della pianta. Se queste radici non sono ben definite o sono danneggiate, anche l’albero soffre e cresce in modo disordinato.

Quando non siamo consapevoli dei nostri valori, possiamo sentirci confusi, indecisi o intrappolati in situazioni che non ci soddisfano. Potremmo accettare compromessi che ci fanno sentire a disagio o trovarci a prendere decisioni che non riflettono chi siamo veramente. Essere inconsapevoli dei propri valori significa, in altre parole, vivere senza una bussola interiore.

Perché siamo inconsapevoli?

Esistono diversi motivi per cui non conosciamo i nostri valori profondi. Innanzitutto, spesso ci viene insegnato a seguire le norme e le aspettative della società, della famiglia o della comunità in cui cresciamo. Questo ci spinge a interiorizzare convinzioni che non sempre corrispondono a ciò che sentiamo autenticamente, creando una dissonanza tra ciò che facciamo e ciò che vogliamo davvero.

Inoltre, nella frenesia della vita quotidiana, raramente ci fermiamo a riflettere su cosa sia veramente importante per noi. Siamo troppo impegnati a soddisfare le esigenze esteriori per prenderci del tempo e guardare dentro di noi. Così facendo, ci distanziamo sempre più dai nostri valori, che rimangono come un sottofondo inascoltato delle nostre giornate.

Riscoprire i propri valori: un viaggio di autoconsapevolezza

Riscoprire i propri valori è un processo di scoperta di sé che richiede pazienza e introspezione. Ecco alcune domande che possono aiutarci a iniziare questo viaggio:

1.    Quali sono i momenti della mia vita in cui mi sono sentito davvero soddisfatto e realizzato?

2.    Quali situazioni o persone mi hanno fatto sentire in contrasto con me stesso?

3.    Cosa mi fa arrabbiare o mi turba profondamente?

4.    Quali aspetti apprezzo di più nelle persone che rispetto?

5.    Cosa mi dà energia e senso di scopo nella vita?

Rispondere a queste domande ci aiuta a far emergere quei valori latenti che guidano inconsciamente le nostre reazioni e sensazioni. Una volta identificati, possiamo usarli come punti di riferimento per prendere decisioni più consapevoli e vivere in modo più autentico.

Il potere della consapevolezza

Essere consapevoli dei nostri valori ci permette di fare scelte che riflettono veramente chi siamo. Questo ci rende più determinati e meno suscettibili all’influenza delle aspettative altrui. Quando agiamo in linea con i nostri valori, proviamo un senso di integrità e soddisfazione che ci rafforza e ci motiva. La consapevolezza dei valori diventa, quindi, uno strumento per vivere in maniera coerente, anche di fronte a sfide e ostacoli.

Essere in contatto con i nostri valori ci rende anche più empatici e aperti nei confronti degli altri. Quando comprendiamo cosa è veramente importante per noi, siamo più capaci di rispettare le priorità e i valori degli altri, senza giudizio o preconcetti. Questo favorisce relazioni più autentiche e costruttive.

Conclusione

La frase di Roger Zelazny ci invita a fermarci, riflettere e domandarci: “Quali sono i miei veri valori?” La risposta non è sempre immediata e richiede un esercizio costante di introspezione. Tuttavia, la ricompensa è inestimabile: una vita più ricca di significato, scelte più consapevoli e una maggiore armonia con noi stessi e con gli altri.

Prendersi il tempo per scoprire i propri valori non è solo un atto di crescita personale, ma anche un atto di coraggio. È un viaggio verso l’autenticità, un percorso che ci permette di uscire dalla superficialità e abbracciare con consapevolezza ciò che ci rende unici.

14 commenti:

  1. Così come usiamo solo una piccola parte del nostro cervello, anche a consapevolezza, diciamo filosofica, siamo indietro. Saremmo in un mondo di guerra e distruzione altrimenti? Dovremmo vivere in santa pace tutti godendo degli splendori del creato.. fermarci e riflettere, dice Zelazny, a me basterebbe anche il solo fermarci. E guardare lo sfacelo.

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    1. Hai centrato un punto fondamentale: la mancanza di consapevolezza è una delle cause principali del disordine che vediamo intorno a noi. Fermarsi e riflettere, anche solo per osservare lo sfacelo, è un atto di presa di coscienza, una ribellione contro l’indifferenza. Solo guardando veramente ciò che ci circonda possiamo cominciare a capire quanto siamo lontani dall’armonia che desideriamo. Forse, proprio da questo sguardo attento e sincero può nascere il primo passo verso una maggiore consapevolezza e, chissà, verso un cambiamento più profondo.

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  2. Leggendo il suo scritto mi viene in mente il film con Robin Williams in L'attimo fuggente.

    Molte volte la consapevolezza è racchiusa in un "sogno" esplorativo e giovanile, e nel mentre prende il via nella sua realizzazione,la consapevolezza di qualcuno altro ,un padre nel caso del film,diventa letale nella realizzazione del sogno del proprio figlio.Due "consapevolezze" in contrasto ,vittime entrambe di contesti con processi rigidi che limitano l'espressività e la libertà della propria autenticità interiore.

    Non poter esprimere la propria autenticità,in un contesto familiare,sociale ,ambientale induce a più sdoppiamenti di un io ,di cui parlava nel precedente post.Qui però cercare un armonia vuole dire spesso "soccombere" all'omologazione e in un apertura errata che estremizza e esternizza un bisogno di attenzione , diventando ripiego attraverso canali come i social network.Una caduta nella rete a doppio significato, purtroppo .

    Oggi molti ragazzi allo sbando si recano dallo psicologo non per problematiche sporadiche,ma come bisogno quotidiano, per una paura di non saper dare un nome ad un male interiore che non riescono a decifrare da soli con la sana e sola introspezione .La difficoltà odierna credo, non sia tanta nel prendere consapevolezza dei propri valori ,quanto non riuscire ad esprimerli,a liberarli verso qualcuno vicino a loro che sappia davvero ascoltarli.

    Prendere coscienza che non si può ambire ancora a quell'armonia,tra egoismo e indifferenza,forse esiste una nuova consapevolezza che ci faccia prendere atto su ciò che non ci conviene vedere in primis,ma siamo più propensi a delegare o puntare il dito che ci "scagiona" da quelle responsabilità in cui rientriamo tutti noi.

    Buona giornata e grazie.

    L.

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    1. Hai descritto con grande profondità una delle dinamiche più dolorose e complesse: il conflitto tra le diverse consapevolezze e aspettative. Il riferimento a L'attimo fuggente è azzeccato, perché evidenzia proprio quel contrasto tra sogni e realtà imposte, tra desiderio di espressione e gabbie sociali o familiari. La mancanza di ascolto e comprensione è spesso la causa di queste fratture interiori, che possono portare alla ricerca di alternative non sempre sane, come hai sottolineato con il riferimento ai social network. La sfida più grande per i giovani di oggi, come hai detto, non è solo acquisire consapevolezza dei propri valori, ma trovare un ambiente che permetta loro di esprimerli senza paura. Ed è qui che forse dovremmo tutti riflettere: come possiamo creare contesti in cui ascolto, accettazione e supporto siano la norma, non l’eccezione? Grazie per aver condiviso questo spunto così ricco di significato. E grazie a te!

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    2. "Ed è qui che forse dovremmo tutti riflettere: come possiamo creare contesti in cui ascolto, accettazione e supporto siano la norma, non l’eccezione?"

      È una domanda preziosa la sua,sul come intervenire "creando",dal momento che la distruttività è sotto gli occhi di dei tanti .

      Penso che nella stessa domanda sia insita già una valida risposta. Ascolto, accettazione e supporto ,quali elementi di cooperazione per il bene comune.

      I suoi post e altrettanto i suoi commenti ,sempre pacati ,gentili e davvero molto pertinenti, mi risuonano come parte attiva di qualcosa di cui spiritualmente ne è ben consapevole e sa ben riconoscere ,mettendoli in luce.

      Ringrazio ancora

      L.

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    3. Grazie di cuore per le tue parole così profonde e gentili. Mi fa piacere sapere che i miei pensieri e commenti possano essere percepiti come un piccolo contributo verso un dialogo più consapevole e costruttivo. La tua riflessione sull'ascolto, l'accettazione e il supporto come elementi di cooperazione per il bene comune è davvero preziosa. Credo che il semplice fatto di portare alla luce questi valori e condividerli, come stiamo facendo ora, sia già un passo verso quel cambiamento che tutti desideriamo. Continuare a parlare e a riflettere insieme è il modo migliore per coltivare spazi di autenticità e comprensione reciproca.
      Creare contesti in cui ascolto, accettazione e supporto siano la norma richiede un impegno collettivo e una trasformazione del modo in cui interagiamo e ci relazioniamo con gli altri. Ecco alcune idee su come iniziare:

      Educazione all’empatia: Introdurre l’educazione emotiva e l’empatia fin dai primi anni di vita, nelle scuole e nelle famiglie, per insegnare ai bambini e agli adulti l’importanza di mettersi nei panni degli altri, comprendendo i sentimenti e le esperienze altrui.

      Promuovere il dialogo autentico: Creare spazi di discussione, come gruppi di ascolto o forum di confronto, dove le persone possano esprimersi liberamente, senza timore di essere giudicate. La comunicazione aperta e rispettosa è fondamentale per costruire relazioni basate sulla fiducia e sul rispetto reciproco.

      Modellare il comportamento: Gli esempi concreti contano. Se chi ricopre ruoli di leadership – nelle scuole, sul lavoro, nelle famiglie – mostra attivamente ascolto e accettazione, questo atteggiamento diventa contagioso e crea un ambiente dove questi valori sono praticati da tutti.

      Riconoscere l’unicità di ogni persona: Accettare e valorizzare la diversità di opinioni, esperienze e modi di essere. Questo implica sforzarsi di comprendere ciò che è diverso da noi e celebrare l’unicità di ogni individuo.

      Supportare il benessere emotivo: Investire nella creazione di reti di supporto emotivo e psicologico, come consulenti, mentori o gruppi di sostegno. Sapere che c’è un luogo sicuro dove poter essere se stessi incoraggia le persone a esprimersi e a chiedere aiuto quando necessario.

      Agire con intenzionalità: Infine, creare questi contesti richiede azioni consapevoli e coerenti. Che sia dedicare tempo per ascoltare qualcuno, offrire aiuto senza aspettative o esprimere gratitudine e apprezzamento, ogni gesto contribuisce a creare una cultura del supporto e dell’accettazione.

      In sintesi, si tratta di un processo di trasformazione culturale che parte da ogni singola interazione quotidiana, in cui ci impegniamo a essere presenti, rispettosi e disponibili, rendendo così l’ascolto e l’accettazione una pratica costante, piuttosto che l’eccezione.

      Grazie ancora per la tua sensibilità!

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  3. ... ma i miei valori, frutto della mia esperienza e dei condizionamenti esterni, saranno quelli giusti?...

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    1. Questa è una domanda che tutti, prima o poi, ci poniamo. La ricerca dei nostri valori è un processo in continua evoluzione e non esistono valori "giusti" o "sbagliati" in senso assoluto. Sono ciò che ci guida e definiscono chi siamo in un dato momento della nostra vita. È naturale che cambino e si trasformino con l’esperienza e la crescita personale. L'importante è rimanere fedeli a se stessi e continuare a interrogarsi, proprio come stai facendo tu. Forse, più che chiedersi se siano giusti, la vera domanda è: rispecchiano davvero ciò che sento nel profondo?

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  4. Acquisire consapevolezza, sicuramente ci fa vedere la vita diversamente.

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    1. Acquisire consapevolezza cambia il nostro modo di vedere le cose. È come se improvvisamente vedessimo i dettagli nascosti di ciò che ci circonda e di noi stessi. La consapevolezza ci permette di vivere con maggiore profondità, comprendendo meglio le nostre emozioni e le dinamiche della vita. Un viaggio interiore che apre a nuove prospettive e arricchisce ogni esperienza.

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  5. Sì, in effetti molto spesso mi sono comportato diversamente dalla "massa" e mi sono sentito additare come "troppo solitario", "non hai imparato nulla", "stando da solo non hai appreso le cose che condividono la maggioranza delle persone"... Sicuramente è così, e ci ho anche sofferto per questa mia "incapacità". Ma ormai non più. I decenni di vita vissuta mi hanno fatto capire che io semplicemente "sono ciò che sono" proprio come chiunque altro, con la differenza che i miei "valori" se vogliamo chiamarli così spesso non coincidono con quelli più diffusi. Pazienza ;-)

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    1. A volte, essere diversi dalla maggioranza può portare a incomprensioni o critiche, ma ciò che conta davvero è la tua autenticità e la consapevolezza che hai raggiunto. Essere in sintonia con i propri valori, anche se non coincidono con quelli comuni, è segno di una maturità che molti non raggiungono. La tua capacità di accettare e valorizzare ciò che sei ti rende unico, e pazienza se gli altri non riescono a comprendere fino in fondo il tuo percorso. Questo capita anche a me, con tutti i pro e contro. Ciao!

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