George Orwell, una delle figure più influenti della letteratura del Novecento, non è noto solo per i suoi romanzi distopici come 1984 e La fattoria degli animali, ma anche per i suoi saggi incisivi. Uno dei suoi scritti più celebri, Why I Write, offre una riflessione profonda sulle motivazioni che spingono uno scrittore a creare, delineando un percorso che va oltre la semplice creatività artistica per toccare corde più profonde e socialmente rilevanti.
Le quattro motivazioni della scrittura
In Why I Write, Orwell identifica quattro motivazioni principali che spingono uno scrittore a scrivere:
1. Puro egoismo: il desiderio di essere ricordati, di sembrare intelligenti agli occhi degli altri, di essere argomento di conversazione e di essere ricordati dopo la morte. Questo impulso è universale, ma varia nell'intensità da scrittore a scrittore.
2. Entusiasmo estetico: l'apprezzamento della bellezza nel mondo esterno o, in parole, il piacere di creare qualcosa di armonioso e ben costruito. Orwell sottolinea come questo elemento sia particolarmente evidente nei lavori che pongono grande attenzione alla forma e al linguaggio.
3. Impulso storico: il desiderio di vedere le cose come sono, di scoprire fatti veri e conservarli per l'uso delle generazioni future. Questo impulso è strettamente legato al desiderio di accuratezza e verità, che spinge molti scrittori a esplorare il passato o documentare il presente.
4. Scopo politico: la volontà di spingere il mondo in una certa direzione, di alterare l'idea degli altri sul tipo di società per cui dovrebbero lottare. Orwell crede che nessun libro sia veramente apolitico, poiché la stessa struttura linguistica e il contesto in cui si scrive sono intrinsecamente influenzati dalle condizioni politiche.
La scrittura come strumento di cambiamento
E proprio sullo scopo politico Orwell si sofferma
maggiormente. Scrive in un'epoca segnata da conflitti mondiali, totalitarismi e
rapidi cambiamenti sociali. Queste esperienze lo portano a vedere la scrittura
come un mezzo per contrastare le ingiustizie e denunciare le falsità
propagandistiche.
Secondo Orwell, ogni riga di seria scrittura è un atto
politico. Egli crede che il linguaggio abbia un potere immenso e che possa
essere utilizzato per manipolare le masse. Questo lo spinge a promuovere un
linguaggio chiaro e onesto, capace di rivelare verità scomode e di smascherare
le menzogne. Nelle sue opere più celebri, come 1984, Orwell esplora il
controllo del linguaggio come forma di controllo sociale, illustrando come la
manipolazione della verità possa portare alla soppressione della libertà
individuale.
La sua convinzione che “Il linguaggio politico è progettato
per rendere le bugie suonare veritiere e l'omicidio rispettabile” riflette il
suo impegno a smascherare le falsità dei regimi oppressivi. Orwell è
profondamente consapevole del potere della narrativa nel plasmare l'opinione
pubblica e nel promuovere il cambiamento sociale.
L’impatto di Orwell sulla scrittura
contemporanea
Le idee di Orwell sulla scrittura continuano a influenzare
scrittori e pensatori contemporanei. Il suo impegno per la verità e la
trasparenza nel linguaggio ha trovato eco in molti autori che vedono la
scrittura non solo come un mezzo di espressione personale, ma anche come uno
strumento di responsabilità sociale. L’eredità di Orwell ci invita a riflettere
su come le nostre parole possano contribuire a plasmare il mondo, per il meglio
o per il peggio.
Oggi le fake news e la disinformazione sono all'ordine del
giorno e il messaggio di Orwell sulla necessità di un linguaggio chiaro e
onesto è più rilevante che mai. La sua opera ci ricorda che la scrittura è un
atto di resistenza, un modo per affermare la propria verità in un mondo che
spesso cerca di distorcerla.
Why I Write
rimane una lettura fondamentale per chiunque sia interessato a comprendere le
motivazioni dietro la scrittura e il suo potenziale impatto sulla società.
Orwell ci invita a considerare non solo il "perché" scriviamo, ma
anche il "come" le nostre parole influenzano il mondo intorno a noi.
Quali sono le motivazioni che ti spingono a scrivere? Riesci a vedere un elemento politico o sociale nei tuoi scritti, come suggerisce Orwell? Come pensi che la scrittura possa influenzare la società di oggi?
Non mi ci ritrovo nelle quatro motivazioni orwelliane. Anche se a doverne scegliere una, direi la prima. "Io scrivo come respiro", sottolineo spesso, che non rientra nell'impulso di essere ricordati, ma piuttosto di sopravvivere, offrirsi una necessità impellente. Una gratificazione tutta personale, uno scopo esistenziale, un bisogno da esaudire. Certo come blogger mi illudo a volte di offrire particolari "illuminazioni", esprimere sensazioni, trasmettere punti di vista, ma lungi da me il voler influenzare altri se non principalmente me stesso.
RispondiEliminaOggi direi che ogni motivazione sia strettamente legata al punto 1. A discapito spesso della qualità della narrazione, in tantissimi scrivono, le stesse "scuole di scrittura" orientano potenziali scrittori verso un pensiero acritico nei riguardi della scrittura come atto di valore. Un autore come Orwell, scrittore vero, ci ha lasciato perle indiscusse di letteratura politica, ha guardato al mondo e ne ha tratto metafore attraverso le quali ci ha spinto verso una riflessione. Mi vengono in mente altri autori di questo genere, Bulgakov, Roth, la stessa Michela Murgia. Il suo primo atto nel mondo della scrittura è racchiuso in un piccolo libro che si intitola "Il mondo deve sapere", nel quale dietro una narrazione in apparenza leggera e tendente a una sorta di teatro dell'assurdo, ci ha raccontato il lavoro precario, le logiche degli squali che offrono lavoro a orde di giovani in cerca di autodeterminazione. E non perché ne avesse sentito parlare, ma perché lo aveva vissuto sulla propria pelle.
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