Questo è l'incipit del mese di marzo per Un racconto, tante voci!
Il tramonto incendiava il cielo come una pagina scritta con inchiostro d'oro e fiamme. Lei lo osservava in silenzio, le mani in tasca, il vento che le scompigliava i capelli.
Una
scena carica di suggestione, che lascia spazio a infinite possibilità
narrative. Potrebbe essere il preludio di un incontro atteso da tempo, di un
addio malinconico o dell'inizio di un'avventura inaspettata. Il tramonto segna
una fine o un nuovo inizio?
Tocca a voi dare voce a questa
storia! Scrivete il vostro racconto ispirato da queste prime righe e inviatelo
nei commenti. Sono curioso di leggere le vostre
interpretazioni!
Il regolamento lo trovate qui.
Buona scrittura a tutti!
Per fine marzo sono da te.. Giuseppe caro.. "una fine o un nuovo inizio?" ;)
RispondiEliminaGrazie Franco!
EliminaCi sarò! Un incipit che lascia tanto spazio alla fantasia:tutto puo succedere.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaBreve ma scritto di getto, come piace a me.
RispondiEliminaRUMORI
Il tramonto incendiava il cielo come una pagina scritta con inchiostro d’oro e fiamme. Lei lo osservava in silenzi, le mani in tasca, il vento che le scompigliava i capelli.
Il cuore incominciava ad accelerare, il respiro iniziava ad essere affannato, gli occhi si spalancavano cercando di rubare un orizzonte ancor più largo.
I gabbiani erano spariti, il gielo grigio fumo sembrava una pennellata unica di colore depressivo sopra uno sfondo ricco di colori. Il tempo quasi sembrava essersi fermato, se non fosse stato per il vento che continuava a soffiare sempre più insistentemente, e a quel rumore di sottofondo che mi ricordava il rumore del motore del mio frigorifero quando era in funzione.
Dapprima leggero, ma fastidioso, quel suono iniziò ad aumentare, ma non si percepiva l’origine, sembrava fosse ovunque intorno a me. Ad un tratto…silenzio.
Il cielo sembrò vuoto, il suo colore era ora un grigio uniforme, triste, cupo. Quello che prima sembrava un dipinto impressionista si era trasformato in un lugubre quadro futurista.
Guardai in basso….il mare…..il mio amato mare non c’era più…..come se qualcuno avesse tolto il tappo del lavandino, il mare si era ritirato per decine di metri, scoprendo il fondale, i coralli sulla spiaggia, e migliaia di pesci morenti.
Un boato, come un tuono che sembra non finire mai, entra nelle orecchie e ti percuote da dentro. Il cuore ora galoppa all’impazzata. Impietrito. Il cervello urlava “muoviti….corri…..vai via….scappa!”, ma non riceveva risposta da nessuno. I miei muscoli erano pietrificati. Ero difronte alla natura scatenata con tutta la sua forza….io essere vivente così piccolo e insignificante al confronto.
TSUNAMI…..questo è uno tsunami….è la fine….inutile voltarmi, la disperazione il terrore mi ha già travolto. L’aria di fa putrida….odore di fogna…eccolo….il muro d’acqua sporca, la natura vomita il suo disgusto davanti a ciò che noi uomini le facciamo…
Oddio…oddio….oddiooooooo….perchè….
Driiinnnnnnnn……CHE CAV……oddio? Si proprio oddio……è la sveglia! In un bagno di sudore apro gli occhi, inizio a connettere, era un sogno, anzi un incubo….mi alzo…è quasi ora di andare a lavorare.
Ho fatto una doccia veloce, un caffè veloce e sono già in macchina. Il traffico, incredibile oggi….sembra che le macchine si siano moltiplicate oggi. “E’ inutile che suoni quel clacson…..non vedi che siamo tutti fermi?”.
Quel rumore sordo….sembra il mio frigorifero. MAH!!!
Grazie Marco. Questa volta sei stato velocissimo!
EliminaCiao, questo mese ci sarò anch'io.
RispondiEliminaPerfetto!
EliminaCiao Giuseppe, il mio contributo andrà in onda Venerdì sul mio blog. Ti anticipo l'indirizzo web: https://duechiacchiere.it/la-promessa-del-tramonto Grazie ancora per darci questi spunti davvero belli!
RispondiEliminaOttimo!
EliminaCiao! Sono una new entry, provengo dal sito Due Chiacchiere :-) Voglio partecipare anch'io a questo gioco! Ecco il mio racconto che sicuramente non sarà granché :-)
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Il tramonto incendiava il cielo come una pagina scritta con inchiostro d'oro e fiamme. Lei lo osservava in silenzio, le mani in tasca, il vento che le scompigliava i capelli. Era tornata alle Piagge pisane, il suo posto abituale di tante corse fatte con i compagni d'università, arrivati lì per scrollarsi di dosso tutte le fatiche e le tensioni di giornate di lezioni e studi matti e disperati.
L'anno accademico si era appena concluso, ma il peso degli ultimi esami appena fatti le appesantiva ancora la mente. Era stato un anno denso di ansie, notti insonni, pagine e pagine sottolineate e studiate, ripetizioni e incontri. Eppure, nonostante tutto quel peso, ora c'era una nuova sensazione di leggerezza, come quando si può dire di avercela fatta, di aver superato ostacoli insormontabili.
In quel silenzio interrotto solo dal suono dei suoi passi, scorse poco più avanti una panchina sotto i tigli che costeggiavano il sentiero. Quella panchina era stata il teatro di tanti incontri amorosi con lui. La loro era stata una relazione intensa, ma breve. Si erano conosciuti ad una festa quando le foglie cadevano dagli alberi e si erano lasciati quando erano spuntati i fiori dei ciliegi. Lui le teneva teneramente la mano parlando di progetti e viaggi, e lei ci aveva creduto. Poi un giorno, come il vento, lui se n'era andato senza lasciarle spiegazioni.
Ora il sole scivolava diventando un puntino sempre più piccolo, lasciando spazio alla notte. Quel giorno si chiudeva, come l'ultima pagina di un libro. Ora le aspettava la breve estate, che vivrà in attesa del nuovo anno, un’altra stagione di libri, esami e corse lungo l’argine.
Sorrise appena. C’era malinconia, sì, ma anche un vago senso di promessa nell’aria. La vita continua, e lei con lei.
Benvenuta/o!
EliminaDUE FASCI DI ROSE ROSSE
RispondiEliminaIl tramonto incendiava il cielo come una pagina scritta con inchiostro d'oro e fiamme. Lei lo osservava in silenzio, le mani in tasca, il vento che le scompigliava i capelli.
Una scena quasi surreale, minuti che sembravano eterni.
Lui aveva tentato di parlare di dire qualcosa,ma l'ostinato mutismo di Francesca era bastato a non fargli aprire bocca.
Poi ,dopo un ultimo tentativo, fallito, girò le spalle e prese ad andare,lei guardò ancora un attimo, si mise in macchina,e quando lui sparì alla sua vista,chiuse e si avviòverso casa.Il tramonto ora perdeva i suoi colori di fuoco e oro,quasi per accondiscendenza verso l'umore non certo brillante di Francesca..Tanti anni di buona amicizia,poi anche qualcosa di più e ora tutto finito,freddamente,tristemente. conoscevano e frequentavano dai tempi delle superiori.
Anni spensierati, ore passati insieme a ridere farsi confidenze cercare complicità, quando c'era qualche buona scusa per non entrare a lezione e godersi la città.
Molti anni prima,per Francesca era l'ultimo anno di scuola,Sergio aveva terminato l'anno precedente,per il suo onomastico,lui era andato a prenderla a scuola,gli auguri un magnifico fascio di rose,un bacio quasi fraterno ma che le aveva fatto sentire le farfalle nello stomaco, i pasticcini ,consumati in treno,assieme ai soliti compagni di viaggio e di scuola. Frequentare la scuola comportava un viaggio di quasi due ore andare e due tornare ed era tempo prezioso per fare e confermare amicizie ,aiutarsi per lo studio,passarsi libri ,fare gossip.Il treno,elemento protagonista di tante piccole e grandi storie.
Poi il lavoro,da cercare lontano li aveva separati ed anche i rapporti,trascurati per altre urgenze,erano tenuti vivi da qualche scarsa corrispondenza. Quando anche Francesca si era trasferita,si erano ritrovati e tutto era ricominciato.Un rapporto più maturo che faceva pensare già a qualcosa di piu serio e definitivo.E perchè no,un matrimonio?I mesi passavano pizze teatro,cinema Poi le domeniche di assenza,lui impegnato sempre in lavori extra in ufficio o gite aziendali dalle quali lei era sempre esclusa.
Spesso seguivano le foto delle gite ed una presenza costante ,invadente che a Framcesca incominciava a creare qualche dubbio.
Ci volle poco a far capire a Francesca che qualcosa non andava. Si erano incontrati per questo,quella domenica pomeriggio.Lei aveva preferito arrivare con la sua auto.Ad ogni domanda Sergio era sempre evasivo, ha continuato a non dare spiegazioni,e quando lei ha manifestato l'intenzione di chiudere ogni rapporto,Sergio ha accusato il colpo ma non ne fu del tutto sorpreso.
Qualche lacrima cacciata viadurante il ritorno a casa.La sera ormai incombeva e sperando nel sonno che tutto annulla,dopo una tisana si rifugiò nel letto.Il lavoro a volte aiuta a non pensare troppo, ma spesso la tentazione di telefonargli si faceva sentire ma restava solo una tentazione .
E poi,dopo tanti mesi,una telefonata,in ufficio:era lui che le chiedeva di poterla vedere:sarebbe passato a prenderla ,proprio come una volta.Superata la sorpresa ed un attimo di esitazione,Fancesca accettò,si sentiva ormai tranquilla,sicura.
Arrivò con un fascio di rose , gli auguri per l'onomastico,un bacio:sembrava un dejà vu,lei non si ricordava neanche che fosse il suo onomastico ,ma la scena la riportò a quel giorni di ...quanti anni fa?.quando tutto aveva avuto inizio.
L'abitacolo dell'auto confortevole,una ritrovata confidenza invitavano a una serena chiacchierata,niente di approfondito o molto personale.
Qualche ricordo rispolverato,i vecchi tempi, i vecchi compagni.
Poi Francesca, guardando l'orologio, fa capire che è ora di rientare. .
Sergio cerca di avviare la macchina,poi si gira e:”Ti volevo dire che fra qualche giorno mi sposo”.
Era il tramonto,anche in questo caso,un tramonto di fine aprile.
E c'erano ancora le rose,rosse.
Grazie!!!
EliminaCiao Giuseppe.. devi dare tempo al mese di arrivare alla fine.. ahah..
RispondiEliminaRcco il mio..
"Il tramonto incendiava il cielo come una pagina scritta con inchiostro d'oro e fiamme. Lei lo osservava in silenzio, le mani in tasca, il vento che le scompigliava i capelli.
E non erano solo vampate di sole crepitante. La città e la campagna si stavano, liquefacendo dopo una serie di esplosioni paurose, i circuiti nucleari non più sotto controllo, quel vento bollente che trasportava odore di carne bruciata, animali terrorizzati nella boscaglia in cenere.
Cercava di pensare stringendo i pugni, e nella mano destra quel codice di disinnesco che non avrebbe mai potuto portare in sala controllo. L’unica strada ad attraversare il bosco inghiottita da fumo e fuoco e sola speranza, a questo punto, il micidiale burian del nord previsto dopo il crepuscolo, con un’escursione termica di oltre quindici gradi che avrebbe trasformato la notte in manto gelido stordendo almeno per una breve parentesi le fiamme vive di quello che rimaneva del bosco.
Strinse ancor più il pugno in tasca, pregò forse per la prima, o l’ultima volta. Non voleva smettere di guardare tramonti, voleva che il vento, quello che amava, le scompigliasse i capelli ancora a lungo. Salì in auto con quel solo pensiero, serrò i finestrini e via. Il tramonto era scomparso. Ora si combatteva per quello a venire."
Inserisco subito!
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