è con grande entusiasmo che vi invito a partecipare a un nuovo viaggio creativo: un gioco che trasformerà semplici parole in storie straordinarie, ognuna con una voce unica e originale. In questo spazio, il punto di partenza sarà una frase, una parola, o una breve suggestione, e da lì prenderanno vita racconti dai toni, dalle atmosfere e dai temi più diversi.
Come funziona?
Ogni
mese, vi proporrò un tema: una frase, un'immagine, una parola o un concetto che
servirà come seme per il vostro racconto. La bellezza di questo gioco è che non
ci sono confini per la vostra immaginazione: potrete scegliere il genere che
più vi ispira, che si tratti di un thriller mozzafiato, una storia d'amore
emozionante, un'avventura straordinaria o un racconto fantastico che sfida ogni
logica. L'unico requisito è che la vostra storia sia ispirata dal tema proposto.
Avrete
un mese intero per scrivere il vostro racconto, lasciandovi la libertà di scegliere anche il titolo, e condividerlo nei commenti,
oppure sul vostro blog. Al termine di ogni mese, pubblicherò un post dedicato,
raccogliendo i vostri racconti e celebrando la varietà e la forza della vostra
creatività. Ogni storia sarà un'opera a sé, e insieme creeremo un mosaico di
voci diverse, che si intrecciano attorno a un unico spunto.
Per cominciare, il tema di questo mese è il seguente:
"Il vento sibilava attraverso le fessure della vecchia torre, portando con sé il profumo salmastro del mare e un suono insolito, simile a un sussurro. Sul tavolo di pietra al centro della stanza, una candela illuminava un antico diario dalla copertina di cuoio. La prima pagina, scritta in una calligrafia incerta, recitava: ... ".
Lasciate che la vostra penna, o la tastiera, prenda il volo! Non c'è limite alla fantasia: il nostro obiettivo è scrivere una storia che non solo catturi l'immaginazione, ma che susciti anche emozioni profonde, riflessioni inattese e sorprese inaspettate. Avete tempo fino al 30 gennaio. Il 31 gennaio pubblicherò in un unico post i vostri racconti. Ovviamente ci sarà anche il mio.
Sono
impaziente di scoprire cosa nascerà dalle vostre parole e di leggere i vostri
racconti. Buona scrittura a tutti!
Mi piace un sacco quest'idea. Una cosa non ho capito: il racconto lo postiamo qui o postiamo solo il link al nostro blog? Oppure ti scriviamo il racconto via email e poi viene pubblicato sul tuo?
RispondiEliminaSe ti è più comodo puoi postarlo anche qui nei commenti!!!
EliminaGrazie Giuseppe. Ho deciso di fare una cosa un po' più creativa (grazie per l'ispirazione!) e di pubblicare la storia sul mio blog. Spero di averla pronta fra un paio di settimane, stay tuned!
EliminaScusa, mi sono accorto soltanto adesso di aver scritto i miei commenti come "anonimo" :)
EliminaPerfetto. E ancora grazie!!!
EliminaCiao Giuseppe, il post andrà in onda questo venerdì sul mio blog.
EliminaGrande!!!
EliminaMa che bell'idea hai avuto.
RispondiEliminaIo non partecipo mai a questo genere di giochi, ma sarò felice di leggere i racconti che pubblicherei a fine mese, e magari scoprire nuovi blog interessanti.
Intanto, buon anno di nuovo.
Spero che i racconti arrivino. E che siano uno più bello dell'altro. Spero anche, e perché no, di vedere la tua partecipazione non solo come lettrice, ma anche come autrice di qualche racconto. Dopotutto, si tratta di un gioco letterario che vuole stimolare la nostra fantasia.
EliminaNormalmente partecipavo a iniziative di questo genere, ora però ho bisogno di "focalizzare" meglio con le mie abitudini quotidiane (che dovrò inevitabilmente modificare e riadattare al mio neo-stato di infartuato) e quindi sarò anche meno presente sul web. Più avanti, quando avrò preso il ritmo con la nuova routine, mi riservo di entrare in gioco ;-)
RispondiEliminaCaro Ariano, dici bene. La salute, prima di tutto. Quando vorrai entrare in gioco sarai il benvenuto, anche perché, ne sono certo, i tuoi racconti avranno un valore in più!!!
EliminaEntro in un blog ,nuovo per me,perchè dopo molto tempo ho ripreso a frequentare questo mondo fantastico fatto di persone di idee di parole suggerimenti sentimenti e ...tanto altro.Qui da lei si patrla di libri e di biblioteche e mi ci ritrovo benissimo,sono anche il mio piccolo mondo.Mi piace l'idea di "Un racconto,tante voci",qualche volta ho partecipato a simili iniziative,sui blog ed anche sulle pagine f.b..Con qualche tentativo anche su cartaceo.Non ho il dono,prezioso, della sintesi e sto rubando troppo spazio..Spero di partecipare a questo esperimento di scrittura,ho già preso visione del regolamento e dell'incipit postato.Grazie per l'ospitalità e a preso.
RispondiEliminaCiao e benvenuta. Sono felice che questo nuovo progetto sul mio blog, "Un racconto, tante voci" abbia catturato il tuo interesse: ogni contributo arricchisce questo esperimento e rende il gioco ancora più speciale. Non preoccuparti della sintesi: ciò che conta è l'autenticità con cui si racconta. Non vedo l’ora di leggere il tuo racconto e di scoprire la tua voce unica. Grazie per essere qui e a presto!
EliminaSono abituata a questi giochi: in passato, attraverso l'iniziativa di altri blog, mi divertivano molto. Mi riprometto di ritagliarmi del tempo per partecipare. Mi prendo la libertà di darti un suggerimento: potresti stabilire un limite di lunghezza (ovviamente flessibile, non è un concorso) ai racconti, serve per orientare meglio l'immaginazione. 😉
RispondiEliminaGrazie Marina. Anche io ho partecipato in passato a queste iniziative. Forse, se non ricordo male, ci siamo trovati spesso insieme partecipando in questi contesti a scrivere racconti. Penso siano sempre delle belle iniziative. Grazie per il suggerimento: sono sicuro che strada facendo, se l'iniziativa avrà un buon riscontro, il regolamento subirà delle modifiche. Per il momento ho voluto lasciare massima libertà a tutti!!! Ti aspetto!!!
EliminaQuesta è un'idea molto bella.Non ho tanta creatività ma in un mese posso fare qualcosa.Buona notte.
RispondiEliminaSicuramente. Allora attendo. Buona notte!!!
EliminaIndubbiamente partecipo...bisogna sempre alimentare il fuoco del sapere e della fantasia
RispondiEliminaSarà un'avventura bellissima. Ne sono certo!!!
EliminaIo non ho molta creatività. Ciò di cui parlo nel mio blog attinge sempre alla realtà. Leggerò comunque molto volentieri le produzioni in merito a questa iniziativa. C'è sempre molto da imparare.
RispondiEliminaSarà un piacere avere te come lettrice e come commentatrice!!!
EliminaAvendo tutto il mese di gennaio, posso lanciarmi anch'io. Anche se non sono una grande narratrice di racconti brevi, io sono per il romanzone. XD
RispondiEliminaNon vedo l'ora di leggere il tuo racconto. Ovviamente, come ben sai, è solo un "gioco" per stimolare un po' la nostra fantasia.
EliminaAdagiati su nuvole
RispondiEliminaDa quassù,nessuno ha alcuno apporto o condizionamento al male che perpetra e ne disturba la quiete , nessuno è costretto a viverlo ,a subirlo o a ravvedersene e persino a saperlo distinguere,non esiste peccato e nemmeno peccatori .Solo quiete e senso di pace ,di leggerezza,adagiati su nuvole in un cielo lindo e attrezzati di colori per ridipingere spazi vuoti ,con la delicatezza e la curiosità dei bambini che si accingono per le prime volte a sprigionare il proprio fascino innato,che in totale libertà ne esercita il movimento.La sintonia,la presenza e la pienezza dello spirito di ognuno, risuonano magicamente come campane in festa,si può entrare ed uscire in tanti spazi, rimanendo sempre nella stessa dimensione .
Ed è proprio da quella dimensione che si scorge la Torre,finiti dentro ad assaporare un ascolto arricchente,ogni suono si riesce a carpire tra l'echeggiare nelle proprie fibre,simili a corde di violino pizzicate dall'Alto.Siamo pronti ad udire in pace, suoni ,profumi e bellezze di un paradiso esistenziale da cui in quella dimensione ne siamo stati graziati.
Ed eccoci quindi nella pienezza del senso mistico dove ogni forza esterna viene riconosciuta come parte integrante di una forza interna ,tutto è straordinariamente connesso,cielo ,mare e terra che comunicano in un equilibrio armonico.
Il vento sibilava attraverso le fessure della vecchia torre, portando con sé il profumo salmastro del mare e un suono insolito, simile a un sussurro. Sul tavolo di pietra al centro della stanza, una candela illuminava un antico diario dalla copertina di cuoio. La prima pagina, scritta in una calligrafia incerta, recitava: ... "Ora tu non ricordi del tempo andato quando ricamavi con le parole le strade in cui inciampavi,l'intreccio e i legami con le viti di un vigneto di cui ne fosti dono,la luce di questa candela è accesa per te ,accesa in un ritorno che ha illuminato sempre i tuoi passi anche quando credevi di essere solo.
Grazie Giuseppe e sereno anno a te e a tutti
Bellissimo racconto. Solo ti chiedo una cortesia, se puoi: ti chiedo di palesare il tuo nome, altrimenti, come da regolamento, non potrò inserire il tuo racconto nel post finale.
EliminaIl regolamento lo trovi qui: https://marinogiuseppe.blogspot.com/p/scrittura-creativa.html
EliminaPerdonami ti prego ,non avevo dato la giusta attenzione al regolamento ,e mi ha fatto bene leggerlo.Il punto sette in cui io rientro è chiarissimo,non inserisca il mio "racconto" nel post finale rientro in una categoria a parte,grazie e buone cose.
EliminaVedrò cosa posso fare, dai! Anche perché il racconto è troppo bello. Non mi va di escludere nessuno!!!
EliminaSarebbe davvero bello se ogni nostra azione fosse accompagnata da autentica naturalezza senza snaturare o forzare quella altrui.Il rispetto è una qualità nobile,quanto reciproca.Non devi cambiare o adattare le modalità del gioco se non rientro nel regolamento e allo stesso tempo io mi riconosco con tutta tranquillità nel punto 7.Grazie ancora
EliminaParteciperò sicuramente carissimo. ;)
RispondiEliminaGrazie Franco. Allora attendiamo il tuo racconto :)
EliminaBellissima idea. Peccato che non ho molto tempo per poter partecipare a questa iniziativa
RispondiEliminaSarà un piacere averti come lettrice!!!
EliminaERA STATO SOLO UN SOGNO
RispondiEliminaIl buio avvolse all’improvviso il bosco. Gli alberi persero la loro forma e le chiome i cinguettii. I rumori tacquero. Anche il sottobosco nascose tra le folte fronde gli ultimi balzi delle lepri.
I sentieri vennero schermati dalla foschia, intensa e palpabile.
Solo ombre come veli pencolanti muoveva il vento; sopraggiunto, quasi a completare quell’atmosfera piena di mistero.
La luna, nel suo andare inquieto, cercava una nuvola ove lasciare il sonno.
Il cielo senza chiarore si aggregava sempre più all’oscurità e tutto piombò in un buio profondo.
Il cuore cessò di battere e la paura prese in me il sopravvento all’apparire di un’ombra enorme e dai contorni non definiti.
Sembrava l’anima di un cavaliere ritornato, in una notte senza luna, a riprendere possesso di un segreto custodito dal bosco per molto tempo.
L’ombra si muoveva con movenze sempre più umane e, con fare circospetto ma sicuro, si dirigeva verso l’albero più grande e possente del bosco. Un tronco contorto presentava una cavità profonda, nascosta ad occhi indiscreti da nuovi virgulti. Con mani sicure il cavaliere tirò fuori una mappa.
Pian piano le sue fattezze divennero più definite. Un volto giovane si delineò nel buio e un sorriso compiaciuto lo illuminò. Quel giovane bello e misterioso con passi decisi e leggeri si diresse ai piedi di un pozzo, si calò nella profondità e riemerse con un piccolo forziere. Lo aprì. Anche nel buio il tesoro splendeva. Il tintinnio delle monete ruppe il silenzio.
Il cavaliere si ritrovò su un cavallo dal manto nero più della notte e puntò verso il castello che si stagliava al di là del bosco e a strapiombo si rifletteva in un mare scuro di cui, tendendo con attenzione l’orecchio, si poteva ascoltare il sommesso mormorio delle acque.
Un portone si aprì e ingoiò il cavaliere e il suo cavallo.
Il mio cuore incominciò a riprendere il suo ritmo. I miei occhi videro, anche se non nitidamente perché lontana, una fanciulla che si stringeva al cavaliere e lo baciava per averla liberata.
Una moneta d’oro per ogni anno trascorso nella torre ruppe l’incantesimo e liberò la fanciulla. Il cavaliere la portò con sé.
Un dilucolo si diffuse intorno. Io mi svegliai ancora agitata e impaurita…ma poi capii subito che era stato solo un sogno.
Maddalena CORIGLIANO
Grazie mille Maddalena. Grazie per la tua partecipazione!!!
EliminaEcco il mio racconto entro il 30, come da accordi.. un caro saluto!
RispondiElimina"Il vento sibilava attraverso le fessure della vecchia torre, portando con sé il profumo salmastro del mare e un suono insolito, simile a un sussurro. Sul tavolo di pietra al centro della stanza, una candela illuminava un antico diario dalla copertina di cuoio. La prima pagina, scritta in una calligrafia incerta, recitava: ... ".
“Sono Greg, il guardiano del faro, dedico le mie ultime forze a queste righe e chiedo aiuto a questa luce tremula che presto mi abbandonerà come il respiro. Nelle segrete della torre è custodito un tesoro immenso, abbiate fede nel seguire tutti percorsi del labirinto, non disperate e sarete ricompensati, Addio.”
Leggemmo quelle righe con un sussulto, eravamo giunti fino in cima al faro che dominava il promontorio quasi per gioco seguendo i sibili disseminati dal vento. Tre amici che si erano fatti coraggio l’uno con l’altro. Non v’era traccia di nessuna anima viva però, solo il riverbero della luna e quella candela ormai agli sgoccioli.
Decidemmo di scendere e dare un’occhiata agli scantinati, ci intrigava questa storia di fortune nascoste, anche se ognuno di noi cominciava a coltivare timore palpabile, ci eravamo inerpicati su per vedere come se la passava il vecchio Greg, quasi una prova a testare il nostro coraggio di ragazzi incoscienti, ed ora eccoci titubanti con la chimera del tesoro.. Greg era nel faro da una vita, scorbutico e poco incline al dialogo, quelle rare volte che scendeva in paese era per le vettovaglie o qualche necessità impellente, e ora che volevamo presentarci a sorpresa, sembravamo noi le vittime, mentre scendevamo gli ultimi gradini di sottosuolo umido.. trovammo la leva del generatore e dopo una scintilla una flebile luce cosparse il corridoio di luminescenza lattiginosa.. ci guardammo come a cercare coraggio uno nell’altro.. Pier, sempre stato indiscusso capobanda, racimolò un briciolo di impudenza e disse: “Andiamo dai.. cosa volete che accada! Forza..” e prese la testa della nostra sparuta brigata a seguirlo con scarso entusiasmo.
Rimanemmo folgorati quando Greg apparve di botto con un “buuu!!!” mefistofelico che ci fece arrivare il cuore in gola!! .. solo Pier fece un salto indietro e sbertucciò l’architrave col suo capoccione riccioluto.. “Lo volevate il tesoro eh?!.. ahah.. qua al massimo topi e scarafaggi.. l’ho cercato anch’io per anni in realtà, ma quale pirata volete che ne lasciasse traccia in un posto così a portata di mano.. vi ho visto dall’alto oggi.. e ho deciso di farvi uno scherzetto.. ah ah ragazzi miei.. ogni tanto una sana risata”
“Ma Greg, tu sei pazzo!..” si lamentò Pier “mi hai fatto perdere cinque anni di vita.. e soprattutto sangue copioso.. che dolore, voltandosi verso la parete scheggiata che però ora lasciava intravedere una striscia dorata sotto la malta venuta via.. il silenzio calò plumbeo.. a Greg si illuminò lo sguardo però..comprese e inizio a grattare attorno alla chiazza dorata, c’era davvero il tesoro, una parete d’oro con la calce ben stratificata a custodirne il segreto.
Le voci erano esatte, davvero il faro custodiva un tesoro; suo malgrado Greg dovette dividere la fortuna, ma in cuor suo sapeva che nessuno avrebbe mai scoperto quella fortuna senza.. un azzardato colpo di testa!!
Franco Battaglia https://francobattaglia.blogspot.com (POSTODIBLOGGO)
Grazie mille Franco per la tua partecipazione!
EliminaSeconda vita (parte 1)
RispondiEliminaIl vento sibilava attraverso le fessure della vecchia torre, portando con sé il profumo salmastro del mare e un suono insolito, simile a un sussurro. Sul tavolo di pietra al centro della stanza, una candela illuminava un antico diario dalla copertina di cuoio. La prima pagina, scritta in una calligrafia incerta, recitava: Lascio a te questo mio scritto, la mia vita, la mia sorte è segnata...la Tua... è da scrivere”. Il messaggio diventava inquietante in quella stanza priva di porte e finestre. L’aria che proveniva dalle fessure delle pietre dei muri era come lo schioccare delle dita dell’illusionista che riporta alla realtà.
Come ero finito lì? Chi aveva lasciato quel libro? Una voce mi ripeteva "devi scappare...devi scappare...devi scappare". L'ansia mi assaliva. Il tempo passava ma non vedevo via d'uscita... che fare...che fare?
Lo sguardo cade nuovamente sul diario. Lo presi sperando in una soluzione scritta. "...il mio nome è Massimo e quando avrai letto la fine di questo diario avrai chiaro il tuo destino. Ho avuto una vita lunga ed avventurosa anche se il ricordo è lieto per i primi 30 anni di essa e funesto per la parte restante. Ho avuto un'infanzia agiata provenendo da una nobile famiglia che possedeva terre e ricchezze. Tutti vedevano in me l'erede della dinastia ed io mi crogiolavo in questo lusso di cose e di pensieri. Ahi quanto fu duro scontrarmi con la vita vera. Il mio nobile casato era l'obiettivo di chi calpesta diritti e doveri per il proprio compiacimento.
Seconda vita (parte 2)
RispondiEliminaFu così che Quando presi in mano le redini della famiglia, fui bersaglio di una lotta senza regole che mi porto ad essere accusato del crimine più orribile che si possa immaginare... l'assassinio di mio figlio. Fui ritenuto colpevole grazie a false prove e falsi testimoni, e incarcerato a vita in una vecchia torre. Incatenato mani e piedi al muro venivo nutrito una sola volta al giorno da un vecchio guardiano che mi imboccava senza mai liberarmi.
Alzai lo sguardo e vidi sulla parete in fondo alla stanza proprio quelle che pensai subito fossero state le catene che per tanto tempo avevano intrappolato Massimo. Continuai a leggere..Più volte implorai pietà...quante volte imprecai contro la mia passata opulenta vita, dannato fu il mio nome, maledetto il mio benestante respiro. Il guardiano non ebbe un briciolo di pietà, nessun tentennamento. Faceva quel che doveva fare. Forse anche lui in catene non aveva la possibilità o la forza di liberarsi da quel giogo, da quella vita segnata.
La candela si stava spegnendo...la cera annegava lo stoppino e a fatica riuscii a mantenere viva quella fioca luce. Se si fosse spenta quella luce forse anche la mia speranza di salvezza si sarebbe spenta.
Dove ero rimasto? Ah si…nel tempo che passava, solo quell'unico contatto con un essere umano potevo avere. Ti chiederai come abbia scritto questo diario se ero in catene. Ebbene quell'essere umano, quell'unico essere umano con cui ebbi a che fare vide comunque in me qualcosa di più di una consuetudine di un esercizio da completare.
“Ancora qui, eh?” Furono le prime parole che mi rivolse...di scherno nei confronti di una persona nella mia situazione. Forse si esaltava nel vedermi in quella condizione, ma subito la sua voce si faceva lievemente più pacata, meno ironica, forse al pensiero che anche la sua di condizione non era sì sublime.
I giorni passarono e iniziammo a scambiare qualche parola, poi uno incuriosito di conoscere la realtà dell’altro, o forse speranzosi entrambi di trovare un significato in tutto questo, incominciammo a raccontarci le nostre storie. Folco, era il suo nome, lentamente cambiò atteggiamento nei miei confronti, ciò che poteva essere un semplice garbo come portarmi un secondo bicchiere d’acqua diventava ai miei occhi un gesto di indicibile pietà verso l’essere umano che aveva di fronte. Abbandonò a poco a poco quella corazza di riservatezza di cui si era fatto scudo, e mi raccontò di come triste fosse il suo destino, rinchiuso nella stessa torre che era per me prigione e casa, non per povertà o voglia di solitudine, ma per colpa, la colpa di non essere riuscito a difendere la sua amata Agata dalle mani di due orribili individui bracconieri che si presentarono una notte in casa loro e la vollero. Cercò con tutte le forze di difendere quel poco che era suo, ma prima di svenire, l’ultimo ricordo che ebbe fu il grido disperato di Agata in lontananza. Si svegliò il giorno dopo si alzo in piedi, corse fuori ma a quella vista stravolse a terra e scoppiò in un pianto senza fine…Agata priva di vita penzolava sul pozzo del cortile. Il suo corpo era pieno di ferite che raccontavano il disperato tentativo di liberarsi, di sopravvivere. Agata era morta. Folco con lei. Decise che nessun essere umano avrebbe mai più avuto contatti con lui, e così prese le poche cose che gli servivano e si rinchiuse in questa torre. Fu solo il signore di queste terre che poté avvicinarlo e che gli concesse di rimanere in questa condizione a patto che lui avesse tenuto in vita un eventuale “ospite” al piano di sopra, oltre la botola.
Seconda vita (parte 3)
RispondiElimina-Pur avendo compassione per Massimo proprio non mi riesce di non pensare a trovare una via di uscita, quella vocina interiore continua a ripetermi "devi scappare". Unica possibilità di uscire rimane la botola…Provo con tutte le mie forze ma non riesco a sollevarla…..deve essere chiusa dall’esterno….un lucchetto forse….un chiavistello. Quindi devo attendere che Folco o chi per lui venga a controllare la situazione, a salutarmi con un “Ancora qui, eh?”.
Mi assale un sentimento di impotenza e la rabbia crescente mi fa gettare il diario contro la parete “PERCHE’ SONO QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIII?”. Le mie mani sul volto…le lacrime scendono copiose. Discosto le mani, le guardo, poi fisso quel diario che ho gettato lontano. Un luccichio là in fondo rapisce la mia attenzione. La copertina, la copertina posteriore di cuoio del diario ha un falso fondo…e da esso spunta qualcosa di metallico, è un punteruolo, un piccolo punteruolo, sembra quasi un pezzo di una serratura, di un chiavistello. Tonf….tonf….tonf…..questi rumori? Sembra quasi…..si, qualcuno sta salendo da piano di sotto…deve essere Folco. Mi sistemo dietro all’apertura della botola, nell’angolo buio in modo da rimanere nascosto il più possibile e nel frattempo…mi inventerò qualcosa. “Dove sei? Prigioniero dove sei?” Folco è un uomo corpulento, rozzo, il puzzo di sudore e di sterco mi fanno pensare ad un essere rude, grezzo che fa lavori sporchi per gente di malaffare.
Con un balzo gli sono addosso. Sono un po' debole ma la rabbia per la mia condizione che rifiuto totalmente mi dà una forza incredibile. Lo prendo per il collo….Folco tenta di divincolarsi, di afferrarmi roteando le braccia enormi e pelose a destra e a manca, siamo come Davide e Golia che lottano per la vita.
Con un colpo del gomito destro mi fa volare sul tavolo in pietra. Dolore lancinante, ma devo resistere. La candela si è spezzata, siamo completamente al buio ma ormai ho preso di mira il mio obiettivo, gli sono nuovamente addosso, gli monto sulla schiena e gli afferro il collo. Folco barcolla, indietreggia, ma è ancora in piedi e forte…dannato!
IL PUNTERUOLO! Ho il punteruolo….se solo riesco a prenderlo dalla tasca. – AHHHHHHHHH.
Un fendente alla gola, poi un altro al petto appena alza il braccio per toccarsi la ferita, e un altro ancora. CHE TU SIA MALEDETTOOOO. Mi fa volare dall’altra parte della stanza, lui cade in ginocchio….si tiene il collo da cui zampilla sangue, con l’altra mano si tiene il petto. Lo guardo con occhi sgomenti – sono stato io a fargli questo? Non ci posso credere, sono diventato un carnefice, un essere imperdonabile, merito di essere in questa torre e rimanerci.
Seconda vita (parte 4)
RispondiElimina"GRAZIE. GRAZIE prigioniero, mi hai liberato" cof cof cof….sputando sangue, pronuncia queste parole. Non capisco, non comprendo. “Non ti dolere di quanto hai fatto, può sembrare una tragedia, ma a volte la libertà si paga a caro prezzo. Un giorno quando ripenserai a questo momento forse ti vergognerai di te stesso, ma comprenderai allo stesso tempo che questa violenza ha liberato te, e ha liberato me”.
“Non ti capisco. Ti ho ferito a morte, tra breve le forze ti mancheranno, quale libertà hai trovato?”
“Non tutti possiamo comprendere la libertà altrui, non è sempre identica alla nostra. Ho passato anni tra queste mura cercando di scacciare il dolore per la mia perdita, ma ho compreso che a volte anziché combattere ci si deve arrendere per liberarsi”.
“Il diario che ti ha regalato la libertà è stato scritto da me cercando di raccontare la mia storia e la storia del mio amico Massimo, anche lui prigioniero della crudeltà altrui tra queste mura. Massimo non c’è più. Massimo forse non c’è mai stato. “Massimo è Folco e Folco è Massimo” interrompo io.
“Esatto. Io sono Massimo, un uomo di alto lignaggio, ricercato nei pensieri e nei comportamenti, un nobile decaduto che ha perso tutto compresa la speranza, ma troppo vigliacco per porre fine alla propria esistenza, si è trasformato in un rozzo energumeno privo di civiltà, e attendevo l’arrivo di uno come te, un uomo con ancora la forza di ribellarsi ad un destino avverso”.
“Il prezzo che paghi può sembrarti alto ora, ma sarai tu a dover convivere con la tua coscienza, nessun altro. Hai avuto una seconda occasione, non gettarla al vento”.
“Ora lasciami riposare finalmente le membra, attendo qui che venga a prendermi la mia guida per portarmi dalla mia amata Agata, finalmente avremo il nostro piccolo granello di infinito insieme”.
“Ma non posso, non posso andarmene e lasciarti qui, finché c’è vita dobbiamo viverla al meglio!”
“VAI VIAAA! E NON OSARE VOLTARTI INDIETRO, NON MI FARE PENTIRE DI AVERTI DATO QUESTA SECONDA POSSIBILITA’”.
Con passo incerto iniziai a scendere dalla botola. Mi fermai. Ancora uno sguardo verso Massimo. Mi sembrò di vedere un velo di serenità sul suo volto cupo. Scesi gli scalini, al piano di sotto la stanza era arredata in modo spartano, un tavolo, due sedie di legno, una bottiglia con dei bicchieri accanto. Sopra una mensola, un poco di pane raffermo. La porta era il mio solo pensiero.
Era aperta, corsi fuori, la luce del sole mi accecò per qualche interminabile secondo. I colori e le forme iniziarono a diventare distinguibili. Tutto intorno alla torre rocce e terreno arido, un posto dimenticato da madre natura, senza vita. Non conoscerò mai il resto del contenuto del diario.
Per me ora iniziava la redenzione vera. Quanto ricevuto in dono doveva trovare un significato profondo, una riconoscenza infinita. La mia vita, la mia seconda vita, sarebbe stata luminosa e importante. Dovevo renderla importante e unica per me, per Massimo, per Folco e per Agata.
Grazie mille Marco. A domani!
Elimina"Il vento sibilava attraverso le fessure della vecchia torre, portando con sé il profumo salmastro del mare e un suono insolito, simile a un sussurro. Sul tavolo di pietra al centro della stanza, una candela illuminava un antico diario dalla copertina di cuoio. La prima pagina, scritta in una calligrafia incerta, ecitava: ...".
RispondiEliminaLa fiamma della candela tremolava ad ogni soffio di vento che si insinuava, più forte fra le fessure.Ho cercato di sollevare la copertina ed iniziai a leggere.La candela si spense all'improvviso,la copertina ricadde pesantemente sulle pagine,mi sentivo persa. Il vento ora fischiava forte ed anche il rumore della risacca era più insistente.Cercai di accendere la luce,ma non c'era più la correnne.Ma allora ero sveglia?Era un sogno , un incubo?Ho impiegato qualche attimo per capire,con la torcia del cellulare ,confusa,andai alla finestra,buio pesto,ma si sentiva il mare in tempesta ed il vento sembrava squotere anche i muri.
Finalmente la corrente era tornata , ho acceso tutte le luci :ero al sicuro, non c'erano tavoli di pietra ,candele spente ,o libri,in giro,solo cose familiari.Un libro c'era,sì .
Prima di dormire avevo letto alcune poesie ,in margine al Dottor Zivago.Ecco,la candela sul tavolo! “..Tormenta,tormenta su tutta la terra /fino agli ultimi confini.Una candela bruciava sul tavolo,una candela bruciava ...”
(Notte d'inverno).
Forse il sonno scompone la realtà che viviamo,i pensieri ,i ricordi,per costruire i sogni,alterati,diversi,fantasiosi o mostruosi...
Continuavo a pensare al sogno,non riuscivo più a dormire e quel mare ,che non vedevo ma sentivo agitato,arrabiato mi portò ad altri ricordi.Sono arrivata,negli anni sessanta ad Aci Trezza,un borgo marinaro siciliano,in quegli anni molto in auge per via del film di Luchino Visconti, “La terra trema”.Avevo ovviamente già letto il libro ,visto anche il film ma l'atmosfera del borgo mi riportava ogni volta a nuovi aspetti, nuovi particolari: tutti gli abitanti si sentivano attori ,comparse e comunque avevano cose da raccontare,ed io ascoltavo,curiosa ed attenta.Il mare gli scogli la serenità del luogo, tutto invitava ad un vivere lento.Ogni mattina,sistemati baby ovetto e passeggino sulla mia 500 gialla portavo i bambini al nido.Una villetta ,sul lungomare.Quella mattina di febbraio ero incerta se portarli o meno ,ldi notte aveva piovuto ed il mare era ancora burrascoso.Sono partita.
Improvvisamente mi sono vista di fronte un'onda enorme che sembrava rotolarsi gonfiarsi minacciosa su per la stradina,mi sentivo al di sotto del livello del mare.Una sensazione di angoscia e paura mi ha bloccata al volante.E non stavo sognando.Ho immaginato ,quasi mi era sembrato addirittura di vederla,la Provvidenza di padron Ntoni,dibattersi fra quelle onde..
Ho preso la prima stradina,forse contromano e sono rientrata,i bambini impauriti dal mio silenzio.
Finalmente al sicuro fra le mura di casa,potevo guardare da lontano quel mare minaccioso e mi venne spontaneo rileggere qualche pagina dei Malavoglia.La descrizione era più realistica della realtà.
I parte
I ricordi,si sa,sono come le cilieggie..
RispondiEliminaCercavo nuovi partricolari del sogno.E in “ una notte buia e tempestosa” non poteva mancare una torre:di una fortezza o di un castello? Pensai alla fortezza del Deserto dei tartari,somigliava molto a quella intravista insogno,stesso -non luogo e non tempo,stesso straniamento dal reale,e la possibilità per la fantasia di disegnare la topografia dei luoghi la planimetria delle stanze,le voci ed i silenzi degli uomini che ci vivevano.
La geografia di luoghi forse veri,ma non collocanili in un preciso punto,regione,paese, la incontriamo spesso,leggendo,e a me piace riscriverla con la fantasia,più difficile con il tempo.Ma in questo nuovo ricordo il tempo è identificabilissimo:Tempo di uccidere-Flaiano.Che pasticcio mi fa combinare l'insonnia!Ma poi cosa c'era scritto nella pagina del sogno?Cerco una risposta quasi solo visiva,per il poco che ho potuto leggere:
Ecco:”Ogni prima pagina che aprirai è una finestra su mondi nuovi e sconos...-Poi la candela si spense.
II parte.
Ho pubblicato il racconto anche sul mio blog :acquadifuoco-blogspot.com.
RispondiEliminaGrazie mille per la tua partecipazione. A domani per il post finale!
Eliminabella idea ma non fa per me.
RispondiEliminalieto giorno (così era scritto sulla prima, e ultima, pagina :)
Anche questo è un bel racconto. Breve, ma molto bello! Una buona giornata anche a te!
Eliminalieto dì :)
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