E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

lunedì 14 luglio 2025

I personaggi ci guardano: quando prendono vita da soli

C’è un momento, nella vita di chi scrive, che sfugge a ogni logica, un attimo sottile eppure potentissimo in cui accade qualcosa di inspiegabile: i personaggi prendono vita. Non sono più solo frutto dell’immaginazione o pedine in una trama progettata a tavolino. Si ribellano, sussurrano nuove strade, si negano a un destino già scritto. E, soprattutto, ci guardano. Con occhi che non esistono, ma che sentiamo più vivi dei nostri.

Quando iniziamo a scrivere una storia, ci illudiamo di essere gli unici artefici. Stabiliamo chi sono i nostri personaggi, quale ruolo avranno, quali eventi vivranno. Li scegliamo con cura: un nome evocativo, tratti fisici ben delineati, un passato credibile, un obiettivo da inseguire. Eppure, col tempo, qualcosa cambia. Una frase imprevista, un gesto fuori copione, una reazione che non avevamo previsto… e ci rendiamo conto che non siamo più soli alla scrivania. C’è lui, lei, loro, che ci fissano da dentro la pagina e chiedono di essere ascoltati.

La meraviglia dell’imprevisto

Ricordo bene la prima volta che mi è successo. Stavo scrivendo un racconto e uno dei personaggi minori, un’ombra sullo sfondo, improvvisamente ha preso parola. Ha detto qualcosa che non avevo pianificato. E quel gesto, quel frammento, ha cambiato tutto. Non potevo più ignorarlo. Era come se mi stesse dicendo: "Non mi hai capito. Io non sono quello che pensavi." E aveva ragione. Da lì in poi ha preteso spazio, profondità, umanità. È diventato altro. È diventato reale.

Non accade sempre, ma quando succede è un miracolo. È come se la storia, attraverso i suoi personaggi, volesse mostrarti qualcosa che ancora non sai. Allora tu scrittore, invece di condurre, devi imparare a seguire. Diventi esploratore del tuo stesso racconto. Ti sorprendi a chiederti: "Ma davvero ha fatto questo?" oppure "Perché ha mentito? Non era nel suo carattere!" E invece sì, lo era. Solo che ancora non lo sapevi.

Personaggi come specchi

A volte, i personaggi ci raccontano più di noi stessi di quanto vorremmo ammettere. Si muovono nei territori della nostra psiche, accendono luci su angoli bui, danno voce a parti sommerse. E ci obbligano a guardarci allo specchio. Quando un personaggio ci sfugge di mano, spesso non è un errore: è un messaggio. Forse qualcosa che dovevamo esplorare, un’emozione repressa, un dubbio mai risolto.

Prendete ad esempio Mr. Hyde, nato come l’alter ego di un rispettabile dottore. Stevenson non lo ha semplicemente creato: lo ha riconosciuto. Hyde era già lì, dentro il Dr. Jekyll, e forse dentro lo stesso autore. Ogni personaggio contiene una parte di verità, anche quando è oscuro, disturbante o ambiguo. Ed è proprio quando li lasciamo liberi di esprimersi che la narrazione acquista autenticità.

Il misterioso patto narrativo

Scrivere significa anche accettare questo patto silenzioso: i personaggi non sono nostri prigionieri. Hanno una loro etica, una loro coerenza interna, e – quando la storia è viva – iniziano a pretendere di essere fedeli a se stessi. È come se dicessero: "Puoi scrivere di me, ma non puoi farmi dire ciò che non direi."

Questa autonomia non è un difetto nella scrittura, bensì una delle sue massime conquiste. Quando i personaggi diventano così veri da sorprendere chi li ha creati, vuol dire che siamo riusciti a toccare qualcosa di profondo. E la magia accade proprio lì: nella tensione tra controllo e abbandono, tra progetto e ascolto.

Un invito all’ascolto

Chi scrive lo sa: le storie migliori non sono sempre quelle che seguiamo alla lettera come erano state pianificate. Sono quelle che ci costringono a deviare, ad aprire porte inaspettate, a lasciare che siano i personaggi a guidarci. L'autore diventa allora il primo lettore del proprio testo, in un gioco meraviglioso di scoperta reciproca.

Scrivere è un atto di creazione, sì, ma anche di dialogo. E quel dialogo – se lo lasciamo fluire – può portare ovunque. Anche dentro di noi.

Perché sì, i personaggi ci guardano. E a volte, vedono prima di noi chi siamo davvero.

 

1 commento:

  1. Che meraviglia hai scritto Giuseppe! Personaggi che autonomamente si vestono da protagonisti, comprendono quale vita possiamo donar loro, e salgono alla ribalta di ogni storia, in piena autonomia, mentre noi osserviamo di cosa siamo capaci.

    RispondiElimina

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...