Parole abbandonate, polverose, silenziose. Parole che un
tempo illuminavano i pensieri e oggi giacciono ai margini del linguaggio
quotidiano. Alcune sembrano uscite da un libro antico, altre hanno la
delicatezza di un sussurro, altre ancora la forza di un urlo poetico che
nessuno ascolta più.
Eppure ogni parola ha una storia, una sfumatura, un’anima.
Recuperarle non è solo un atto di amore verso la lingua, ma anche un gesto creativo e consapevole: è riscoprire il piacere della precisione, dell’immaginazione, della bellezza. È come riportare in vita un piccolo tesoro sepolto nella memoria del tempo.
Perché recuperare parole
dimenticate?
Ma se togliamo le sfumature alle parole, togliamo anche
profondità ai pensieri. Recuperare parole rare o in disuso significa allargare
il nostro vocabolario emotivo e narrativo.
Significa scrivere con più intenzione, con più grazia, con
più identità.
Ogni scrittore, ogni lettore, ogni amante della lingua può
farsi custode di queste parole smarrite. E usarle non solo per nostalgia, ma
per necessità: perché certe emozioni, certe atmosfere, certi gesti, non si
possono dire meglio in nessun altro modo.
Parole belle e dimenticate da riscoprire
Ecco una piccola selezione di parole rare, poetiche e
dimenticate, con qualche spunto per restituire loro vita e dignità.
1.
Còlcre (sostantivo femminile)
Significato: stato d’animo dolcemente malinconico, simile a quello che
si prova nel ricordo dell’infanzia.
Uso: in una poesia che parla di un’estate perduta, nei pensieri
di un personaggio che osserva la casa in cui è cresciuto.
"Il giardino odorava di ciliegie e di còlcre. Nulla era
cambiato, eppure tutto si era perso."
2.
Tregenda (sostantivo femminile)
Significato: riunione notturna di streghe, sabba; per estensione,
confusione caotica.
Uso: in un racconto gotico, ma anche per descrivere una
discussione accesa, una scena tumultuosa.
"Nella sala buia, la tregenda di pensieri si agitava
senza requie."
3. Melisma (sostantivo maschile)
Significato: ornamento musicale consistente nel prolungare una sillaba
su più note; per estensione, un’onda dolce e continua nel discorso o nello
stile.
Uso: nella descrizione di una voce, di uno stile narrativo che
incanta, o di un sogno che si espande come canto.
"La sua voce aveva il melisma del vento tra le foglie,
e ogni parola sembrava una carezza."
4. Lucernaio (sostantivo maschile)
Significato: apertura nel tetto per lasciar entrare la luce; simbolicamente, uno squarcio di chiarezza nel buio.
Uso: in una scena simbolica, o per rappresentare una rivelazione
improvvisa.
"Tra la nebbia dei suoi pensieri si aprì un lucernaio:
finalmente vedeva."
5. Inverecondo (aggettivo)
Significato: impudico, sfrontato, ma anche sorprendentemente vivo, scandalosamente autentico.
Uso: per descrivere una verità che spiazza, un gesto che rompe
le convenzioni, un amore travolgente.
"Lo amava in modo inverecondo, senza grazia, senza
difese."
6. Lume (sostantivo maschile)
Significato: luce fioca, presenza lieve di chiarore; nel linguaggio poetico, guida interiore o spirituale.
Uso: in un testo filosofico o spirituale, o nella descrizione di
una presenza interiore che accompagna un personaggio.
"Aveva perso ogni certezza, ma nel cuore ardeva ancora
un lume."
7. Dileguare (verbo)
Significato: svanire, sparire gradualmente, come nebbia o sogno.
Uso: per descrivere il tempo che passa, i ricordi che si
attenuano, le illusioni che svaniscono.
"Le sue parole si dileguarono nell’aria, leggere come
polvere di stelle."
8.
Arzillo (aggettivo)
Significato: vivace nonostante l’età, pieno di spirito.
Uso: per personaggi anziani ma vitali, oppure in senso ironico,
per oggetti “vecchi” ancora funzionanti.
"Quel vecchio romanzo era ancora arzillo: le sue pagine
parlavano con voce giovane."
9.
Intarsio (sostantivo maschile)
Significato: decorazione ottenuta con l’inserimento di materiali
diversi; metaforicamente, una narrazione fatta di dettagli preziosi.
Uso: per descrivere uno stile di scrittura, un ricordo
complesso, una giornata fatta di piccoli momenti.
"La sua memoria era un intarsio: ogni frammento portava
con sé una luce diversa."
In conclusione
Scrivere è anche un atto di conservazione.
Un modo per trattenere, nel fluire incessante del tempo,
qualcosa che rischierebbe di perdersi. Le parole dimenticate sono come
conchiglie: se le porti all’orecchio della mente, puoi sentire ancora il suono
del mare da cui provengono.
Recuperarle significa arricchire il nostro sguardo sul
mondo. Significa restituire alla lingua la sua meraviglia originaria.
E, in fondo, significa ricordare che ogni parola è una possibilità di bellezza.
Ce ne sono alcune che vado ricercando appositamente: un intarsio letterario, come un lucernaio ove penetri un raggio lieve, ad eludere il dileguarsi della poesia..
RispondiElimina