E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

lunedì 30 giugno 2025

Le anime che abitano le pagine

Ogni libro, ogni volume che vedi, ha un’anima. L’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, vissuto e sognato.


Carlos Ruiz Zafón


Ci sono frasi che non si leggono soltanto, si assorbono. Si depositano da qualche parte nel profondo e lì restano, pronte a riemergere nei momenti giusti, come chiavi per aprire porte interiori. Questa citazione di Zafón è una di quelle. La prima volta che l’ho letta ho sentito qualcosa muoversi dentro di me, come se lo scrittore stesse parlando non solo del libro in sé, ma anche della mia vita da lettore.

Zafón ci ricorda che un libro non è un semplice oggetto. Non è solo carta, inchiostro, rilegatura. È un’anima, una presenza viva che esiste in una dimensione tutta sua. Dietro ogni libro c’è chi lo ha scritto, certo, ma non solo: c’è chi lo ha letto, chi ci si è specchiato dentro, chi ha pianto, chi ha sognato, chi ha trovato risposte o ha imparato a convivere con le proprie domande.

Un libro è memoria condivisa, è eco di emozioni, è traccia di un passaggio umano.

Quando teniamo in mano un volume, non stiamo sfogliando solo una storia. Stiamo entrando in contatto con l’universo interiore di chi ha trovato parole per l’indicibile, di chi ha costruito mondi con la fragile materia dei sogni. Ma, come dice Zafón, l’anima di un libro non si ferma all’autore. Ogni lettore vi aggiunge qualcosa. Come una candela che accende un’altra senza spegnersi, ogni lettura è un gesto di trasmissione: di senso, di calore, di vita.

Quante volte, leggendo, ci siamo sentiti profondamente capiti da una pagina? Come se quello scrittore, pur vivendo in un’altra epoca o parlando un’altra lingua, ci avesse osservati dal buio, trovando le parole che noi stessi non riuscivamo a dire. In quel momento, qualcosa si compie: una comunione invisibile tra chi scrive e chi legge. È questo che fa dei libri luoghi sacri.

Zafón ambienta L’ombra del vento in una Barcellona crepuscolare, misteriosa, in cui i libri sembrano avere un potere quasi magico. E in effetti è così. Ogni libro è un talismano. Ci protegge dall’oblio, ci accompagna nei momenti di smarrimento, ci aiuta a dare forma a ciò che ci abita. È, in fondo, un modo per prolungare la vita. Di chi lo scrive, di chi lo legge, di chi lo conserva e lo tramanda.

Pensiamo alla nostra libreria. Quella vera, o quella del cuore. Ogni libro che vi riposa ha lasciato un’impronta in noi. Alcuni sono ferite, altri carezze, altri ancora mappe che ci hanno condotti dove non sapevamo di voler andare. Ma tutti, in modo diverso, ci hanno trasformati. Perché ogni libro letto è un incontro, e ogni incontro lascia un segno.

Leggere, allora, è molto più che un passatempo: è un atto d’amore. È il desiderio di ascoltare un’altra voce, di farle spazio, di lasciarla entrare nella nostra vita. È la volontà di condividere l’esperienza umana, con tutte le sue contraddizioni e meraviglie. E ogni volta che lo facciamo, ogni volta che apriamo un libro, stiamo entrando in una relazione: con l’autore, con gli altri lettori, con noi stessi.

Zafón ha scritto una storia di misteri, di ombre e di passione per i libri. Ma questa frase, da sola, è già un piccolo romanzo. Un inno alla lettura, alla scrittura, e a quell’immensa, invisibile comunità che ci unisce ogni volta che un occhio incontra una parola, ogni volta che un cuore si riconosce in una pagina.

Ecco perché continuiamo a leggere. Perché non siamo mai davvero soli quando abbiamo un libro con noi. Perché sappiamo che, tra quelle righe, ci aspetta un’anima che vuole incontrare la nostra.

 

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