E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

lunedì 23 giugno 2025

L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón

Ci sono romanzi che si leggono come si attraversa una città sconosciuta: con passo incerto, lo sguardo in alto e il cuore in attesa di un segnale. L’ombra del vento, primo tassello del ciclo dedicato al Cimitero dei Libri Dimenticati, è uno di quei libri capaci di farci viaggiare non solo nello spazio, ma nel tempo, nell’anima, nella memoria collettiva e personale che solo la letteratura sa evocare.

Carlos Ruiz Zafón, in questa sua opera più celebre, costruisce un universo narrativo che ha il sapore dei grandi classici e il respiro delle storie che non finiscono mai. Una dichiarazione d’amore alla lettura, al mistero, alla città che più di tutte incarna il fascino gotico e malinconico: Barcellona.


Il romanzo nel romanzo

La vicenda si apre con una scena che ha già il sapore dell’iniziazione: il giovane Daniel Sempere viene condotto dal padre, libraio antiquario, in un luogo avvolto dal mistero – il Cimitero dei Libri Dimenticati. Qui il ragazzo scopre un volume dal titolo affascinante: L’ombra del vento, scritto da uno sconosciuto Julián Carax. Quel libro, trovato quasi per caso, si rivelerà una chiave d’accesso a un mondo oscuro e stratificato, dove il confine tra finzione e realtà si dissolve pagina dopo pagina.

Da quel momento, la vita di Daniel si intreccia a doppio filo con quella di Carax. Chi era davvero? Perché qualcuno sembra voler distruggere tutte le copie dei suoi libri? E cosa nasconde il passato, così simile e al tempo stesso così diverso dal presente?

Zafón gioca con le matrioske narrative: una storia ne contiene un’altra, che a sua volta ne custodisce una terza. È un’architettura elegante, mai gratuita, che tiene il lettore incollato grazie a un dosaggio perfetto di tensione, emozione e riflessione.

Il potere dei libri

Più che un semplice oggetto, il libro è qui un talismano, un portale. Non è solo contenitore di parole, ma contenitore di anime. Le storie scritte da Carax – e poi riscritte da Daniel, nella sua indagine esistenziale – hanno il potere di trasformare la realtà, di smascherarla, a volte di guarirla. L’ombra del vento è anche questo: un’ode alla lettura come gesto salvifico, come atto di resistenza contro l’oblio.

Chi ama i libri non potrà che commuoversi di fronte alla devozione che ogni personaggio prova verso la parola scritta. Non è un caso che molti dei protagonisti gravitino attorno al mondo della carta stampata: librai, scrittori, editori, collezionisti, lettori. Zafón non scrive per il pubblico generico: scrive per chi ama perdersi tra scaffali, per chi considera ogni libro come una stanza segreta.

Barcellona: città di ombre e luci

La città in cui si muovono i personaggi non è mai un semplice sfondo. La Barcellona di Zafón è viva, palpitante, malinconica. È una città gotica in senso letterale e simbolico: architettura e atmosfera si fondono nel dipingere un luogo che è specchio dell’anima dei protagonisti. Ci si muove tra vicoli umidi e oscuri, antichi palazzi avvolti nel silenzio, cimiteri letterari, ville abbandonate e biblioteche dimenticate.

Barcellona è anche la città della memoria: teatro della Guerra Civile spagnola, segnata da ferite non rimarginate e da verità taciute. In questo senso, L’ombra del vento è anche un romanzo storico, che scava nel passato recente del Paese per illuminare il presente con una luce obliqua, mai definitiva.

Personaggi memorabili

Accanto a Daniel, il giovane protagonista, si muove un cast ricco e sfaccettato. Fermín Romero de Torres, per esempio, è uno dei personaggi più iconici: ex spia, senzatetto, uomo di cultura e battutista irresistibile, incarna la saggezza popolare e l’ironia che salva. Poi c’è Bea, primo amore e poi moglie di Daniel, emblema di un amore che cresce con la maturità. E naturalmente Julián Carax, scrittore tormentato e figura speculare del protagonista, in una sorta di danza tra identità che si specchiano a distanza di anni.

Ogni personaggio ha il proprio passato, la propria ferita, la propria voce. Nessuno è completamente buono o completamente cattivo. Tutti sono, semplicemente, umani.

Una prosa che incanta

Lo stile di Zafón è lirico, suggestivo, cinematografico. Ama le descrizioni, indugia nei dettagli, costruisce dialoghi densi di significato ma mai forzati. La sua scrittura è piena di ombre e luci, proprio come la città che racconta. Il ritmo alterna momenti di calma contemplativa a picchi di tensione, mantenendo sempre viva la fiamma dell’interesse.

Le metafore abbondano, ma non appesantiscono. La lingua è viva, moderna, eppure velata da una nostalgia antica, come se ogni parola provenisse da un altrove sospeso tra sogno e memoria.

In conclusione

L’ombra del vento è molto più di un romanzo: è un labirinto narrativo in cui ci si perde volentieri. È un’opera che parla di libri, ma anche di amore, perdita, vendetta, destino, memoria. È un inno alla letteratura come forza che unisce, protegge, rivela.

Perché a volte, nelle pagine di un libro dimenticato, si nasconde la chiave per comprendere la nostra stessa vita.

Consiglio questo romanzo a tutti coloro che credono nel potere delle storie. A chi ha amato Dickens, Borges, Umberto Eco. A chi sa che ogni lettore porta con sé una biblioteca interiore. E a chi, anche solo per un attimo, ha desiderato trovare tra le pagine di un libro non una risposta, ma una nuova, bellissima domanda.


 

1 commento:

  1. Uno dei libri più belli che abbia mai letto.
    E che tuttora continuo a consigliare davvero a chiunque.

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