"La bellezza consiste nell’essere felici di poco"
Muriel Barbery
A volte i romanzi più delicati sono quelli che lasciano il segno più profondo. L’eleganza del riccio, scritto da Muriel Barbery, è uno di quei libri che non urlano, ma sussurrano con grazia. È un’opera che scivola con discrezione tra le pieghe della quotidianità, dove nulla sembra accadere e invece accade tutto. È un romanzo che educa alla lentezza e all’ascolto, che invita a osservare oltre le apparenze, e a riconoscere la bellezza nascosta negli angoli più insospettabili della vita.
Una portinaia che legge Tolstoj
Protagonista e voce narrante, almeno in parte, è Renée
Michel, portinaia di un elegante palazzo parigino. Ai condomini appare come una
donna ordinaria, persino scialba. Ma dietro questa facciata dimessa si cela
un’intelligenza raffinata, una passione per l’arte, la filosofia e la
letteratura russa. Renée è un personaggio costruito con cura estrema: porta su
di sé il peso di una vita che le ha insegnato a celarsi, a non mostrare il
proprio splendore culturale per non disattendere le aspettative che gli altri
hanno verso una semplice portinaia.
La sua voce, ironica e malinconica, ci accompagna nella
narrazione con riflessioni dense, colte ma mai pretenziose, capaci di aprire
squarci di verità su temi esistenziali profondi: la bellezza, la solitudine, la
morte, il significato dell’essere autentici in un mondo che premia la finzione.
Paloma: tredici anni, genio
incompreso
In parallelo, incontriamo Paloma Josse, una ragazza
tredicenne che vive nello stesso palazzo. È l’altra anima del romanzo, una
sorta di eco giovanile alla figura di Renée. Anche Paloma è dotata di
un’intelligenza fuori dal comune, ma a differenza dell’anziana portinaia, ha
deciso che la vita non vale la pena di essere vissuta e ha pianificato di suicidarsi
il giorno del suo compleanno. È un personaggio tenero e implacabile, capace di
vedere la vacuità degli adulti, l’ipocrisia del mondo borghese in cui è
immersa, e tuttavia alla ricerca disperata di uno spiraglio di senso.
Il suo diario di pensieri profondi e osservazioni taglienti
sulla vita nel palazzo si alterna alla narrazione di Renée, creando un doppio
registro stilistico che rende la lettura varia, scorrevole e mai scontata.
Un incontro che trasforma
La vera svolta del romanzo avviene con l’arrivo di un nuovo
inquilino, Kakuro Ozu, un gentiluomo giapponese che con la sua sensibilità
riesce a intuire il mondo nascosto dentro Renée. Il loro incontro non ha nulla
di romantico in senso convenzionale, ma è profondamente umano, poetico, quasi
spirituale. È il momento in cui i gusci iniziano a incrinarsi, le barriere a
cedere, e ciò che era celato può affiorare con pudore ma senza più vergogna.
Anche Paloma, dal canto suo, viene toccata dalla figura di
Renée, che le offre inconsapevolmente un esempio di esistenza diversa: colta ma
semplice, solitaria ma non arida, nascosta ma non per questo priva di luce.
La cultura come rifugio e
possibilità
L’eleganza del riccio
è un romanzo profondamente letterario, nel senso migliore del termine. Non è
solo colto, è un inno alla cultura come rifugio, come atto di resistenza. Renée
legge Tolstoj, ascolta Mahler, riflette su Husserl, ma non lo fa per vantarsi o
elevarsi: lo fa perché nella cultura ha trovato un rifugio per il proprio
spirito. E Barbery riesce in un piccolo miracolo: trasmettere queste
riflessioni con una scrittura mai pesante, talvolta ironica, spesso lirica,
sempre autentica.
Conclusione: la bellezza del
nascondersi
Ciò che colpisce maggiormente nel romanzo è la sua capacità
di parlare a chiunque abbia mai sentito di dover nascondere una parte di sé per
timore del giudizio altrui. Renée e Paloma sono due anime che si proteggono
dietro maschere: la prima dietro l’anonimato, la seconda dietro il cinismo. Ma
il cuore della narrazione è proprio questo: la possibilità di abbattere quelle
maschere, e di scoprire che, anche nel silenzio e nella solitudine, può nascere
una bellezza potente.
L’eleganza del riccio
ci insegna a vedere ciò che spesso ignoriamo: l’eleganza dell’anima, la nobiltà
delle piccole cose, l’importanza di ascoltare il silenzio interiore. E ci
ricorda che ogni vita, anche la più apparentemente banale, può racchiudere un
mondo. Basta solo saper guardare — o leggere — con occhi nuovi.
Felice di leggere da te di un libro che ho trovato stupendo, scoperto per caso oltretutto (e questo me lo rende ancora più caro), ed è proprio l'eleganza dell'anima - che giustamente sottolinei - ad impadronirsi del lettore e proiettarlo in un mondo davvero magico, le affinità elettive con Renée catturano chiunque rimanga affascinato. Purtroppo la Barbery, almeno dal mio punto di vista, non è più riuscita ad esprimersi a questi livelli, come successo ad altri scrittori fantastici, penso a Sukind dopo il successo incredibile de Il profumo, ma immagino che una volta toccato il cielo, replicare non sia sempre cosa semplice.. grazie Giuseppe!
RispondiEliminaNon conosco questo libro.Buona settimana.
RispondiEliminaConcordo sul fatto che certe opere delicate siano quelle che più sanno lasciare un'impronta.
RispondiEliminaLo lessi almeno una decina di anni fa e mi è rimasto nel ricordo come una delle storie più belle in cui mi sia imbattuta.
RispondiEliminaLibro e film per me importantissimi. Ho vissuto sulla mia pelle l'indifferenza degli abitanti di un lussuoso palazzo, dove mia madre fece la portinaia. Per anni nessuno mi ha chiamato Angela ma venivo apostrofata solo come... la figlia della portinaia. Anch'io come Renée avevo nel piccolo appartamento tanti libri e cercavo di ritrovare in essi, l'umanità che quelle persone non possedevano. Eravamo invisibili ai loro occhi che ci consideravano solo il mezzo per ottenere favori. Leggendo il libro mi sono commossa, anche se ora sono una vecchia donna.
RispondiEliminaIl film purtroppo nettamente al di sotto delle attese.. tant'è che anche la Barbery ha negato i diritti per utilizzare il titolo completo.. ;)
EliminaL'anonimo sono la MaratonetaGiò.
RispondiEliminaHo letto il libro e visto il film, anni fa. Mi era piaciuto molto, anche se avrei preferito un altro finale. Renée si era nutrita di cultura per tutta la vita e si sarebbe meritata anche un lunga vita colma di amore. In ogni caso, uno splendido libro!
RispondiEliminaNon ho letto questo libro così interessante e ne devo recuperare tantissimi.
RispondiEliminaC'è indubbiamente una forma di fascino creativo anche nel visibile culturale di certe opere,grazie:)