E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

lunedì 15 settembre 2025

Costruire ponti, non muri: il messaggio universale di Papa Leone XI

"Aiutateci a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro. Unendoci tutti per essere un solo popolo, sempre in pace"

Leone XIV

 

Con queste parole, Papa Leone XIV ha scelto di delineare uno dei cardini del suo pontificato: la necessità urgente di superare le divisioni e di aprire cammini di comunione. La metafora del “ponte” è antica, ma resta straordinariamente attuale. Il ponte unisce due rive che, senza di esso, resterebbero separate. Allo stesso modo, il Papa ci invita a superare le fratture che attraversano la società contemporanea: conflitti politici, barriere culturali, muri di diffidenza religiosa, ma anche le piccole divisioni quotidiane che minano la vita delle famiglie e delle comunità.

 

Il valore del dialogo

 

Il richiamo al dialogo è essenziale. Non un dialogo sterile, fatto di parole vuote o di diplomazia fredda, ma un dialogo autentico, che nasce dall’ascolto. Dialogare significa accogliere l’altro senza pregiudizi, significa dare spazio alle ragioni e ai dolori che ognuno porta con sé. Papa Leone XIV ci ricorda che solo così si può arrivare a un incontro vero, in cui le differenze non si cancellano, ma si trasformano in ricchezza reciproca.

 

L’incontro come via alla pace

 

L’incontro è l’atto concreto che segue il dialogo. Non basta parlare: occorre fare un passo verso l’altro, mettersi in gioco, condividere la vita. L’incontro rompe l’isolamento e apre strade nuove. La solitudine che spesso avvolge le nostre giornate e le ferite aperte dai conflitti nel mondo rendono l’incontro un atto di coraggio, quasi rivoluzionario. In ogni incontro autentico si infrangono i muri dell’indifferenza, e il volto dell’altro smette di apparire come minaccia per rivelarsi invece come quello di un fratello, un compagno di cammino, un riflesso della nostra stessa umanità.

 

Un solo popolo, una sola umanità

 

Il Papa non parla solo alla Chiesa, ma a tutta l’umanità. “Un solo popolo, sempre in pace”: è un orizzonte che trascende confini e ideologie. È un sogno che appartiene a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dalla fede. Paradossalmente, mai come ora siamo tentati di chiuderci nei nazionalismi, negli egoismi di gruppo o di nazione. Leone XIV ci ricorda che non ci salveremo da soli: la vera pace nasce solo dall’essere “un solo popolo”, capace di riconoscere la comune dignità di ogni persona.

 

Un invito che interpella tutti

 

Questa frase non è un semplice slogan, ma una chiamata concreta. Ognuno di noi può costruire ponti: nella famiglia, nel lavoro, nel quartiere, nei rapporti sociali. Un ponte può essere un gesto di perdono, una parola di riconciliazione, un atto di generosità verso chi è diverso da noi. Non serve essere capi di Stato o grandi leader per abbattere muri: ogni piccolo ponte contribuisce all’edificio della pace universale.

 

Il messaggio di Papa Leone XIV è chiaro: “la pace non si impone, si costruisce insieme, mattone dopo mattone, ponte dopo ponte”. Questo è forse il compito più grande e più urgente che abbiamo davanti.


16 commenti:

  1. Condivido quello che dice il Papa. Capisco che chi costruisce muri(per interessi propi, si fa sordo a queste parle giuste. oggi è accertato che sono in moltissimi i sordi

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    1. Molti restano sordi per interesse, ma i muri non portano futuro!

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  2. Se manca la volontà "vera" hai voglia di parlare, predicare, invocare. Qui, adesso, siamo messi che chi "ama" la pace si lava le mani nel sangue altrui e chi desidera ponti è il primo ad aizzare gli animi. Tutto è il contrario di tutto. Belle parole, bellissime, ma sempre inascoltate.

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    1. Spesso le parole restano sospese, senza tradursi in fatti. Ma vale sempre la pena continuare a seminare pace.

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  3. Tutto bello e condivisibile ma questo Papa mi sembra lontanissimo da quello che esprime. Algido e distaccato, senza proporre nulla di efficace, senza metterci la faccia e la potenza che rappresenta.
    Sono deluso finora.

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    1. La tua delusione è comprensibile. Forse è presto per giudicare: il tempo dirà se alle parole seguiranno gesti concreti. Intanto, restare vigili e critici è già un modo per chiedere coerenza.

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  4. Forse è troppo presto per poter giudicare,inevitabilmente vicino l'eco di altre parole ed altri gesti.Sento che alle parole no segue empatia ,afflato umano,vedo un certo distacco,ma probabilmente sbaglio io.Aspettiamo.

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  5. Purtroppo però l'invito può funzionare solo in una democrazia. Vi sono nazioni - molte - in cui le richieste del popolo vengono soppresse dal regime che comanda con la repressione...

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    1. Concordo con te: in molti Paesi la voce del popolo viene soffocata. Ma proprio per questo, credo, l’invito alla pace diventa ancora più necessario!

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  6. Nella mia vita ne ho costruiti tanti di questi ponti: con i familiari, con gli amici, con i colleghi...Ponti per vivere serenamente insieme, nella comprensione, nel rispetto, nella condivisione. Ma i ponti per la pace nel mondo hanno bisogno di mediazioni forti, di segnali importanti, di volontà di ascoltare. Non sembra affatto che i potenti dei Paesi in guerra siano disposti a compromessi. C'è troppo desiderio di annientare, di appropriarsi dei beni altrui, di accrescere la propria importanza. Non vedo la volontà di ascoltare le voci di pace. E i venti di guerra si fanno sempre più vicini.

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    1. Hai ragione: i ponti tra le nazioni richiedono coraggio e volontà che oggi sembrano mancare. Bella la tua testimonianza personale!

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  7. Mi hanno fatto meditare più di tutto queste tue parole:
    "Questa frase non è un semplice slogan, ma una chiamata concreta. Ognuno di noi può costruire ponti: nella famiglia, nel lavoro, nel quartiere, nei rapporti sociali. Un ponte può essere un gesto di perdono, una parola di riconciliazione, un atto di generosità verso chi è diverso da noi. Non serve essere capi di Stato o grandi leader per abbattere muri: ogni piccolo ponte contribuisce all’edificio della pace universale"

    C è qualcosa che si sta contrapponendo ed è " l'indignazione " !
    Per quanto umana verso le conseguenze delle guerre in atto ,si sta' ribaltando un po anche contro di noi stessi , diventando indignazione sociale, che da un lato puó essere un grido per unirci, allertati dalla disumanità in atto, dall'altro però genera altre disunioni , scatenando una polarizzazione che contribuisce a creare altri muri e a frantumare ponti che ci distraggono da quelli principali.

    Citerei anche alcuni blog ,che anche in questo piccolo ,potrebbero contribuire in bene ,in quanto l'indignazione è un arma di difesa anche a doppio taglio.Cautela .

    Grazie di cuore!

    L.

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    1. La cautela che suggerisci è preziosa: trasformare l’indignazione in consapevolezza e impegno può aiutarci a costruire, non a distruggere, i ponti di cui abbiamo bisogno.

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  8. Ponti in cui sia ammesso il transito in entrambe le direzioni. Ponti sui quali ci si possa sempre incontrare. Abbattere i muri. Tener vivi i dialoghi e mai farli cadere.

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    1. Un ponte è vero solo se aperto in entrambe le direzioni.

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