venerdì 19 maggio 2017

Il viandante e il divoratore di falene. Recensione di Salvatore Fischetti


Il viandante e il divoratore di falene


Recensione di Salvatore Fischetti


Di norma un libro ha un titolo e, se lo si vuole sia pur brevemente esaminare, bisogna partire da esso, a patto che non sia generico o globale nell’indicarne oggetto e contenuti.

 

Il volumetto di poesie di Giuseppe Marino ha un titolo, Il viandante e il divoratore di falene (Trento, 2014, Edizioni Del Faro, pp. 54), che di per sé contiene termini metaforici che l’autore meglio esplicita via via nel testo, attraverso componimenti poetici metricamente liberi, differenti per lunghezza e argomentazioni.

 

In epigrafe alla raccolta, l’autore pone un pensiero dello statunitense Ralph Waldo Emerson, scrittore, poeta e filosofo dell’Ottocento, pensiero nel quale si sottolinea la fondamentalità dello spirito nella vita dell’uomo e che sua meta ultima è l’eternità.

 

In questa costante e diuturna ricerca di eternità, e quindi di Verità, l’uomo-viandante percorre errabondo il suo tempo “tra dubbi e verità”, piange “per stupore e bellezza”, attraversa le immutabilità della condizione e dei comportamenti umani, riscopre “uomini antichi in filigrana… nelle crepe di Memoria”, prova smarrimento e paura che l’attimo-esistenza possa vanificarsi e“dissolversi come la rugiada / al mattino”

 

Ma per il viandante, “instancabile cercatore di verità”, il desiderio racchiude un’intima certezza: la “verità custodita dagli umani dubbi” ritroverà la luce che “risplende vergine e pura / oltre la coltre di grigi contorni”.

 

L’autore-viandante, nel suo sofferto e intimo confidarsi, con “un cuore inquieto e un cuore che ama”, nella continua ricerca di un “roveto che non consumi ma rinnovi”, ecco che riesce a ritrovare il respiro dell’eternità “come fuoco che incendia spirito e anima”.

Proprio nella quieta inquietudine dei tramonti egli ritroverà, nella pienezza della fede, della speranza, della carità, la “beneamata agognata immagine” di Dio.

Novello Ulisse, uomo di tutti i tempi, egli riapproderà alle sue certezze, al di là delle fragilità e delle caotiche alchimie della vita, “sopra il male sopra il bene” e ritroverà finalmente la sua

 

“Stella polare.

Salda meta che nessuno rimuove

né mai rimuoverà”,

cosicché

“anche il misero viandante

felice di Dio timoroso della vita

divorerà sogni e falene”.

Salvatore Fischetti 


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