Il viandante e il divoratore di falene
Recensione di Salvatore Fischetti
Di norma un
libro ha un titolo e, se lo si vuole sia pur brevemente esaminare, bisogna
partire da esso, a patto che non sia generico o globale nell’indicarne oggetto
e contenuti.
Il
volumetto di poesie di Giuseppe Marino ha un titolo, Il viandante e il divoratore di
falene (Trento, 2014, Edizioni Del Faro, pp. 54), che di per sé
contiene termini metaforici che l’autore meglio esplicita via via nel testo,
attraverso componimenti poetici metricamente liberi, differenti per lunghezza e
argomentazioni.
In epigrafe
alla raccolta, l’autore pone un pensiero dello statunitense Ralph Waldo
Emerson, scrittore, poeta e filosofo dell’Ottocento, pensiero nel quale si
sottolinea la fondamentalità dello spirito nella vita dell’uomo e che sua meta
ultima è l’eternità.
In questa
costante e diuturna ricerca di eternità, e quindi di Verità, l’uomo-viandante
percorre errabondo il suo tempo “tra dubbi e verità”, piange “per stupore e
bellezza”, attraversa le immutabilità della condizione e dei comportamenti
umani, riscopre “uomini antichi in filigrana… nelle crepe di Memoria”, prova
smarrimento e paura che l’attimo-esistenza possa vanificarsi e“dissolversi come
la rugiada / al mattino”
Ma per il
viandante, “instancabile cercatore di verità”, il desiderio racchiude un’intima
certezza: la “verità custodita dagli umani dubbi” ritroverà la luce che “risplende
vergine e pura / oltre la coltre di grigi contorni”.
L’autore-viandante,
nel suo sofferto e intimo confidarsi, con “un cuore inquieto e un cuore che ama”,
nella continua ricerca di un “roveto che non consumi ma rinnovi”, ecco che
riesce a ritrovare il respiro dell’eternità “come fuoco che incendia spirito e
anima”.
Proprio
nella quieta inquietudine dei tramonti egli ritroverà, nella pienezza della
fede, della speranza, della carità, la “beneamata agognata immagine” di Dio.
Novello
Ulisse, uomo di tutti i tempi, egli riapproderà alle sue certezze, al di là
delle fragilità e delle caotiche alchimie della vita, “sopra il male sopra il
bene” e ritroverà finalmente la sua
“Stella polare.
Salda meta che nessuno rimuove
né mai rimuoverà”,
cosicché
“anche il misero viandante
felice di Dio timoroso della vita
divorerà sogni e falene”.
Salvatore Fischetti
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