Alzò gli occhi al cielo. Era diventato tutto nero d’improvviso. Quello che fino a pochi minuti prima era uno zaffiro trasparente e lucente ora pareva pece, come se qualcuno avesse rovesciato pittura nera.
Una giornata di gennaio con parecchi gradi sottozero era diventata notte di colpo.
Fu allora che….
… Manuel prese consapevolezza della propria vita per la prima volta.
Il Destino era stato sempre crudele e avverso con la sua vita. Troppo. Come quando all’età di dieci anni rimase orfano di madre, morta di tumore, e fu cresciuto da un’altra donna avara e senza cuore tanto da negargli anche il latte per colazione. Come quando all’età di venti anni non riusci a superare gli esami per poter essere ammesso all’università di Medicina. Come quando all’età di trentacinque anni gli fu annunciato dal primario dell’ospedale che il bambino che portava in grembo sua moglie era nato morto. Come quando quella volta in cui… Erano troppe quelle volte per poter essere ricordate. Ma Manuel, introverso qual era, le ricordava tutte. Dotato di una intelligenza vivace e di animo forte si rialzava sempre, pronto a dar battaglia al suo più fedele nemico che mai lo lasciava.
Ora quello stesso Destino che gioca con la vita degli uomini a proprio piacimento, facendoli rotolare come biglie verso mete incerte, sembrava ora come un vasaio che modella l’argilla migliore per trarne fuori il vaso più bello che l’umanità avesse mai visto sin dai tempi antichi. Sì, perché, finalmente, l’argilla era pronta per essere modellata. O, forse, perché il Destino, come un bambino capriccioso e per ragioni note a lui solo, aveva deciso diversamente. La vita di Manuel sarebbe cambiata.
La vita di Manuel era pronta per divenire opera d’arte.
Il buio che vide durò solo un istante. Il tempo esatto. E fu foriero di buone nuove.
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