(Vangelo secondo
Giovanni 8,3)
Il detto "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" pronunciata da Gesù nel Vangelo secondo Giovanni è un invito alla riflessione profonda sulla nostra tendenza al giudizio e sulla misericordia. Nel contesto della scena, una donna accusata di adulterio viene portata davanti a Gesù, e i suoi accusatori sono pronti a lapidarla secondo la legge del tempo. Ma Gesù, con poche parole, ribalta la situazione, spostando il focus dal peccato della donna al cuore dei suoi accusatori.
Questa espressione invita a guardare dentro di noi prima di
puntare il dito contro gli altri. Gesù ci ricorda che tutti siamo imperfetti,
tutti abbiamo debolezze e fragilità. La tentazione di giudicare e condannare
chi sbaglia è forte, ma Gesù ci sprona a riconoscere che nessuno di noi è
immune dal peccato. Il Suo invito non è solo un monito contro l'ipocrisia, ma
anche un richiamo alla compassione e al perdono.
Riconoscere le proprie imperfezioni è un atto di umiltà che
apre il cuore alla comprensione degli altri. Quando ci rendiamo conto che anche
noi siamo vulnerabili all'errore, impariamo a essere più tolleranti, più
compassionevoli e meno inclini a giudicare. Scagliando la pietra, infatti, non
facciamo altro che alzare un muro tra noi e l'altro, dimenticando che la vera
giustizia divina è intrisa di misericordia e amore.
Gesù ci mostra che il vero cammino spirituale non è quello
che ci porta a distinguere tra giusto e sbagliato per condannare, ma quello che
ci spinge a usare l’amore per guarire e riconciliare. È una chiamata a sospendere
il giudizio, a riflettere sulle nostre azioni e a trovare la forza per
perdonare, affinché possiamo costruire un mondo più giusto e più
compassionevole, in cui ciascuno possa trovare la possibilità di redimersi e
migliorare.
"Chi è senza peccato scagli la prima pietra" va
oltre il semplice atto di frenare la violenza. Essa è un potente insegnamento
spirituale che mette in discussione la nostra capacità di comprendere la natura
umana e di praticare il perdono. Gesù, pronunciando queste parole, non solo
evita una condanna ingiusta, ma invita ciascuno a guardarsi dentro, a fare un
esame di coscienza.
Questo episodio sottolinea un principio fondamentale: la
giustizia divina non si limita alla punizione, ma si fonda sulla compassione e
sulla redenzione. La donna accusata di adulterio era vista dagli altri solo
come colpevole, come qualcuno che meritava di essere punito. Ma Gesù la vedeva
come un essere umano, degno di amore e di una seconda possibilità. Con le sue
parole, sfida la folla a considerare non solo la legge, ma anche la pietà, il
valore della vita e la possibilità di cambiare.
Nella nostra quotidianità, siamo spesso tentati di giudicare
gli altri, di evidenziare i loro errori per sentirci migliori, giusti, o
perfetti. Questo atteggiamento, tuttavia, ci allontana dagli altri e da Dio,
perché ci fa dimenticare che siamo tutti legati dalla stessa condizione umana:
quella di essere imperfetti, in cammino, alla ricerca della verità e del bene.
Riconoscere i propri limiti non significa giustificare il peccato, ma
comprendere la fragilità e il dolore che spesso si celano dietro ogni sbaglio.
Il perdono è una delle lezioni più difficili da imparare,
perché implica rinunciare al nostro orgoglio e alla nostra sete di giustizia
personale. Eppure, è anche la via più diretta per avvicinarsi a Dio e agli
altri. Quando scegliamo di non "scagliare la pietra," scegliamo di
offrire una possibilità di cambiamento e di guarigione. È un atto di fede che
crede nella bontà nascosta anche nelle persone che sembrano aver sbagliato di
più.
Questa riflessione ci invita a chiederci: in che modo posso
trasformare il mio giudizio in comprensione? Come posso usare le mie parole e
le mie azioni per costruire e non distruggere? Imparare a perdonare e a
comprendere è un atto rivoluzionario, che può seminare pace e amore dove c'è
divisione e odio.
Infine, Gesù ci mostra che la giustizia autentica è radicata
nell’amore. Lui stesso, pur essendo senza peccato, non scaglia la pietra, ma
offre alla donna la possibilità di rialzarsi e di iniziare una nuova vita.
Questo è il vero miracolo del perdono: non cancella gli errori, ma permette la
rinascita, il riscatto, e una nuova speranza.
Lo stesso principio della trave e la pagliuzza. Siamo esperti di pagliuzze negli occhi degli altri, mentre la trave nel nostro non ci crea alcun disagio. E purtroppo di pietre ne scagliamo fin troppe, e oggi hanno inquietante guisa di missili e proiettili. Siamo davvero senza cuore e senza anima. Ci si agita di tutto dentro, oceani di contraddizioni, genio ma anche infinita sregolatezza.
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