E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

lunedì 28 aprile 2025

Scrivere come un giardiniere: la pazienza nella riscrittura

C’è una bellezza sottile, quasi invisibile, in ciò che cresce lentamente. Un germoglio che spunta dopo settimane di silenzio, un fiore che sboccia dove pensavi non potesse più fiorire. La scrittura, se ci pensate, ha molto in comune con il giardinaggio. Non tanto per i frutti, che pure sono importanti, quanto per il processo stesso: fatto di attese, di potature, di attenzione quotidiana. Di errori e rinascite.



La scrittura non finisce al primo punto

Quando iniziai a scrivere da bambino, credevo che una storia nascesse tutta d’un fiato: l’idea, lo slancio, la conclusione. Solo col tempo ho capito che scrivere davvero è un atto di ritorno. Si torna sul testo, si rilegge, si cambia, si lima. E, come in un giardino, ogni ritorno ha una sua stagione: ci sono giorni in cui bisogna potare, altri in cui si semina, altri ancora in cui si deve solo aspettare, lasciar decantare.

La riscrittura è un lavoro invisibile, spesso ingrato, ma è lì che la parola si affina e la voce trova la sua verità.

Come un giardiniere: potature e rifioriture

Chi ha un giardino lo sa: non basta piantare qualcosa per vederlo crescere bene. Occorre intervenire con mano leggera, ma decisa. La stessa cosa vale per un testo. Una frase può sembrare perfetta in un primo momento, ma magari appesantisce la lettura. Un capitolo può apparire centrale, e poi scoprire che funziona meglio se tagliato. Sì, tagliato. Ed è proprio in quel momento che entra in gioco la pazienza del giardiniere-scrittore.

Ci sono testi che ho riscritto cinque, sei volte. Alcuni racconti hanno subito potature dolorose. Avevo scritto pagine dense di descrizioni, dialoghi pieni di sottintesi. Ma sentivo che qualcosa non funzionava. L’ho messa da parte per mesi. Poi, un giorno, ci sono tornato sopra e ho tagliato tutto tranne tre paragrafi. Quelle tre piccole “piantine” hanno dato nuova linfa alla storia. È rifiorita, diversa, ma più autentica.

Un’altra volta, invece, un testo che avevo quasi abbandonato ha iniziato a prendere forma dopo aver cambiato solo il punto di vista. Come se avessi spostato un vaso all’ombra in pieno sole.

La riscrittura è un atto di cura

Curare un giardino è anche un atto d’amore. Ci vuole tempo per capire di cosa ha bisogno ogni pianta: più luce? Meno acqua? Un terreno diverso? Così accade con le parole. Ogni storia ha il suo ritmo, la sua voce, e spesso non si manifesta subito. Occorre stare, osservare, ascoltare.

Scrivere, per me, è anche questo: non forzare, ma accompagnare. Come si fa con una vite che cresce: la si guida, ma non la si costringe. C’è una fiducia implicita nel lasciare che un testo maturi con i suoi tempi.

Quando il risultato è figlio del processo

Dare valore al processo è forse la cosa più difficile oggi. Ma io credo fermamente che ciò che resta, ciò che davvero parla al cuore di chi legge, sia ciò che è stato scritto con lentezza, con attenzione, con dedizione. Come un giardino curato stagione dopo stagione.

Scrivere come un giardiniere significa non avere fretta. Accettare il silenzio. Accogliere l’errore. E sapere che anche ciò che oggi sembra sterile, domani potrebbe fiorire. Basta non smettere di tornare.

 

16 commenti:

  1. Concordo in peino con la tua analisi: "Scrivere come un giardiniere significa non avere fretta. Accettare il silenzio. Accogliere l’errore." Spesso torno su testi abbandonati, di cui non trovo l'evoluzione, e nuovi stimoli variano il punto di vista, aiutano a "rileggere" e ripartire, a volte anche con tagli e inserti rivoluzionari.. per questo conservo appunti, blocchi, note sparse..sotto un aluce diversa si acquista colore e altre consapevolezze.. deve essere così.. mai forzare.. ;)

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    1. E sì, mai forzare… solo accompagnare. Grazie Franco!

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  2. E' una coltivazione, concordo.
    Dedicarsi a qualcosa che pian piano prende forma.

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    1. Ogni parola piantata ha bisogno del suo tempo per fiorire.

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  3. Un testo scritto nasce lentamente e con pazienza. La prima stesura va sempre riveduta e corretta tante volte. Specie quando non c'è nessuno pronto a correggerti e a darti utili suggerimenti.

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    1. Ogni revisione è un atto d’amore verso il testo e verso chi lo leggerà.

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  4. Che bello questo tuo paragone tra il giardiniere e lo scrittore! In effetti, entrambi coltivano, innaffiano, tolgono i fiori secchi, ripiantano, travasano...Io non sono una scrittrice, ma sono convinta che sia proprio così, con l'aggiunta di passione e amore.

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    1. E sì, senza passione e amore, nessun giardino—e nessuna storia—potrebbe davvero fiorire.

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  5. Mi piace il paragone:potare,riposizionare,rinvasare.Non ho esperienze dirette di scrittura,mi limito a qualche breve racconto spesso più un saggio di ..vanità che altro,ma quando vedo che la pagina è troppo:troppo ricca,troppo lunga,troppo qualcosa,inizio anch'io a potare,tagliare sfoltire e il discorso alla fine mi piace,risulta essenziale e comprensibile.Un bel post che può servire come consiglio.

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    1. L’essenzialità, quando nasce dalla consapevolezza, è sempre una conquista.

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  6. Che profondo modo di intendere la scrittura,un paragone davvero appropriato,molto interessante.

    Mi immaginavo il senso opposto... cioè se i tanti giardinieri siano minimamente consapevoli di essere gli autori scrittori delle loro piante,se hanno mai pensato che l'amore e la dedizione verso un pezzo di giardino fosse una vera arte,una forma di espressività della loro anima .

    Non saprei forse il mio è solo un modo di dare voce e valore a ciò che spesso non è solo lavoro che si fa in modo abitudinario,ma adempimento ad un compito preciso assegnatoci dall' Alto.Quante connessioni ci uniscono:)
    Buona serata

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    1. Sia con le parole o con le piante, è sempre un atto creativo, spirituale, una forma d’arte che mette in dialogo l’anima con ciò che la circonda. Bellissima riflessione. Grazie! Buona serata anche a te!

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  7. É la massima di chiunque voglia davvero provare a scrivere qualcosa di interessante: "scrivere è riscrivere". Pensare che la "prima stesura" vada già bene così significa essere molto ottimisti.

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    1. Pensare che la prima stesura sia quella definitiva è un’illusione che si dissolve presto per chi scrive con sincerità. Scrivere è riscrivere, è davvero la massima di chi prende sul serio la scrittura:

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  8. Ho sempre avuto problemi nello scrivere da bambini fino all'età adulta. Sempre stato "più buono" a fare di conto. Ma è molto bella questa metafora del giardinaggio. Ci vuole cura ed amore e costanza e passione. Poi, naturalmente, ci sono primavere che esplodono con urgenza all'improvviso, e piccole piantine che trovano tra le crepe la strada per la luce. Ma cura e dedizione sono spesso fondamentali.
    P.S. naturalmente il mio giardino, odiato dai vicini, è un po' caotico e selvaggio e anarchico come il mio scrivere. Ma ognuno ha il suo giardino ideale.
    Un caro saluto a te

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  9. È vero. Ad esempio alcuni anni fa mi è capitato di realizzare un piccolo film, e ho riscritto più e più volte i dialoghi cercando di usare le parole che siano non solo azzeccate ma anche profonde e piene di significato. È come uno scultore che lavora e lavora sullo stesso marmo finché non arriva alla sua forma ideale.

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