Anche questa volta vi invito a lasciarvi guidare dalla fantasia e dalla vostra
voce unica per dare vita a un racconto ispirato da un incipit comune.
L’incipit di maggio è:
"Nel cuore di maggio, quando i fiori sembrano
sussurrare segreti al vento, una lettera senza mittente apparve sulla soglia di
casa. Recava solo una frase: 'Ciò che hai dimenticato, ti sta aspettando dove
tutto è cominciato'."
Chi ha inviato quella lettera?
Cosa è stato dimenticato?
E soprattutto: dove tutto è cominciato… cosa significa
davvero?
Sta a voi deciderlo. Potete scegliere un tono realistico o onirico, misterioso o romantico, leggero o drammatico. Nessun limite, se non quello della vostra immaginazione. Ricordatevi di inserire il titolo al vostro racconto.
Aspetto le vostre storie, e come sempre: che la scrittura vi
sorprenda.
Cominciamo a lavorarci, carissimo!
RispondiEliminaTi aspetto!
EliminaQuesto mese partecipo anch'io... incredibile che siamo già a Maggio!!
RispondiEliminaEcco il link del mio contributo, che andrà in onda lunedì prossimo: https://duechiacchiere.it/quando-i-fiori-sembrano-sussurrare-segreti Grazie come sempre per questa bella opportunità!
EliminaTanto su cui scatenare la nostra fantasia e creatività .
RispondiEliminaRicordi ritrovati
RispondiEliminaNel cuore di maggio, quando i fiori sembrano sussurrare segreti al vento, una lettera senza mittente apparve sulla soglia di casa. Recava solo una frase:” Ciò che hai dimenticato, ti sta aspettando dove tutto è incomincia-to”.
Mi fermai stupita sull’uscio. Giravo e rigiravo tra le mani la lettera dal colore tenue del prato.
Quel mattino il sole si concedeva al giorno tra nugoli ovattati, l’aria era attraversata da aliti di vento e i fiori sembravano goderne. Anche se il verde tenero dei giardini intorno parlava di rinascita e di tempo da vivere all’aperto sulla strada mancava l’andirivieni delle persone e il transito delle macchine. Solo in lontananza alcune voci di bimbi, frettolosi nel raggiungere la scuola, facevano coro col garrito delle rondini.
Intanto non leggere la provenienza di quella lettera faceva palpitare il mio cuore. Chi sarà mai, mi dicevo, l’illustre sconosciuto?!
Un groviglio di pensieri mi impediva di capire quella breve frase senza nome. Un’ansia inspiegabile si impossessò di me. Incominciai a fare varie congetture per recuperare nella mente qualche momento importante che non aveva avuto seguito… ma tutto sembrava indefinito.
Ripercorsi i vari sintagmi della vita, specie quelli determinanti, ma la mia mente continuava a ricusare ogni ricordo.
Incuriosita e soprattutto intestardita incomincia a lambiccarmi il cervello sulla scia dei ricordi, anche se per la verità non molti, da legare a quella lettera misteriosa.
Scoraggiata mi feci prendere dalle occupazioni del giorno. Ogni tanto, però, il pensiero correva alla sorpresa inaspettata del mattino.
Lasciai, poi, la lettera sul comodino della camera da letto. Ci avrei pensato dopo.
Appena a letto gli occhi si volsero alla lettera dal colore del prato, ombrata dalla luce soffusa della lampada.
Fremente rilessi le poche righe, vergate con mano incerta. E all’improvviso pensai alla zia Jole e a quando, a sua insaputa, ero andata a trovarla. Mi aveva lasciata bambina e ritrovata donna; ancora adesso sentivo palpitare la sua e la mia emozione. Erano trascorsi quarant’ anni e non ero più andata a trovarla. Mi ricordai che glielo avevo anche promesso.
Era alla soglia dei novantacinque anni e il tempo era ormai tiranno. In lei non si era spenta, però, la speranza di rivedermi ancora, pensai. Anche la sua lettera di color verde lo attestava. Mi aspettava per riabbracciarmi per l’ultima volta. La mia cara zia Jole… sì, era lei!
Due calde e sentite lacrime bagnarono il mio viso e ricordai tutto.
Ricordai una promessa che non avevo mai mantenuto. La famiglia, il lavo-ro, la frenesia quotidiana non mi avevano più permesso di rivederla. I viag-gi li avevo sempre programmati, ma altrove. Mi sentivo in colpa. Le tenere parole della zia mi commossero. Dissi a me stessa che era arrivato il mo-mento di andare da lei. Il tempo, però, con lei fu davvero tiranno! Non la rividi più.
Mi sono rimaste le sue parole scritte con mano malferma ma con il cuore e volutamente senza nome.
Qualche volta avevo annullato la lontananza con delle telefonate. Lei felice mi ricordava puntualmente la mia visita a sorpresa. Attraverso quelle brevissime righe, adesso ero sicura, voleva riportarmi a lei, alla mia promessa disattesa e fattale in quella bella casa dai mobili in mogano e dalle poltrone e dai divani chiari ove regnava sovrano il pulito assoluto.
La zia era stata sempre amante dell’ordine ma anche una bravissima ricamatrice. Pulire e ricamare erano la sua passione. Lei aveva ricamato il corredo di tutte le sue sorelle, compreso quello di mia madre di cui ancora conservo diverse cose.
I cuscini, sparsi un po’ in tutte le stanze e ricamati con gusto e colori tenui, completavano l’arredamento. Ogni cosa parlava di lei e della sua quotidianità vissuta sempre con serenità, calma, fiducia, speranza.
Oggi conservo ancora la sua preziosa lettera e ho negli occhi la sua immagine giovane. Rimpiango di non aver trovato per lei il tempo e non mi perdono.
Solo 1024 Km ci separavano!
Maddalena Corigliano
Eccomi puntuale carissimo Giuseppe:
RispondiEliminaAmore tossico
"Nel cuore di maggio, quando i fiori sembrano sussurrare segreti al vento, una lettera senza mittente apparve sulla soglia di casa. Recava solo una frase: 'Ciò che hai dimenticato, ti sta aspettando dove tutto è cominciato'.
Avevo dimenticato. È vero. Avevo fortemente voluto dimenticare. Troppo dolore da smaltire, da accartocciare nell’anima.
Ed erano passati secoli da quella sbornia di entusiasmo, di illusione. Mi ero dedicato ad una certosina pulizia, a sopprimere memorie, promesse, lettere; cassare i telefoni, gli appuntamenti, i segreti, gli scambi, le missive.. e tutto ciò che mi aveva indissolubilmente legato a lei: l’impeto, il tormento, la smania, la cupidigia.
Ero diventato una persona disincantata alla fine, il passato mi aveva devastato e il futuro, solo qualcosa cui tendere senza speranza.
Un rapporto tossico dove a concedere ero solo io.
Ma avevo trovato la forza di trasferirmi da Milano a Lucca, lontano dalla frenesia, dal caos, dalle amicizie letali, dai quei circuiti avvelenati che mi avevano guastato desideri e aspirazioni, e credevo di aver rimosso anche lei, ogni sua traccia, ogni suo riferimento.
Ogni immagine.
”Rompere col passato”, come si suol dire; ma evidentemente non ero stato accorto, e alla fine era riuscita a ritrovarmi, non le interessava mettermi da parte, dimenticare, smetterla di farmi soffrire, nonostante mi avesse prosciugato ogni briciolo di dignità, di amor proprio, calpestato l’orgoglio; nonostante i torti reiterati, l’insensibilità e l’arroganza di chi non accetta rifiuti, e poi quel cinismo, senza il minimo cuore.
Ma dopo anni passati a leccare ferite, a intorpidirla l’anima, ad abbandonare quell’occasione persa, finalmente una splendida sensazione di vita nuova, di felicità seppur fragile, effimera, delicata.. e proprio ora che un nuovo equilibrio sembrava rivelarsi, ora che raccoglievo i primi, acerbi frutti di una diversa serenità cui dedicarmi appieno, eccola con una lettera senza mittente, ma l’inequivocabile carta intestata all’interno.
L’Agenzia delle Entrate mi aveva beccato, e sicuramente, tra interessi, ingiunzioni e arretrati, stavolta non ci sarebbe stata alcuna rinascita.."
Grazie per le opportunità che offri, un abbraccio e a prestissimo!
Franco Battaglia
Eccomi in zona cesarini :-)
RispondiEliminaFATO
Nel cuore di maggio, quando i fiori sembrano sussurrare segreti al vento, una lettera senza mittente apparve sulla soglia di casa. Recava solo una frase: 'Ciò che hai dimenticato, ti sta aspettando dove tutto è cominciato'.
Cercai di trovare sulla busta qualche altro indizio che potesse indicare chi l'avesse scritta. Guardai poi per la strada e vidi una persona di spalle, che si stava allontanando.
«Ehi!» Esclamai. «E' stato lei a lasciarmi questa lettera?» La persona si fermò e si girò verso di me. Era vestita di tutto punto, ma non riuscivo a vedere la faccia, era così indefinita, come se fossi miope. «Sì, sono stato io.» «E chi è lei? Questa lettera non ha né mittente né il mio nome, come mai l'ha lasciata a casa mia? Lei mi conosce?» «Sì. La conosco sin da quando è nato. So tutto di lei. Però io non sono dell'aldiqua.» Sì fermò un attimo, poi proseguì «Io non ho un nome. Sono uno dei tanti che lavorano incessantemente per il mio capo, Fato. Faccio il postino e ho il compito consegnare lettere molto particolari a chi è destinato a riceverle. Facciamo di tutto per soddisfare il principio che nessuno può sfuggire al proprio destino, ma se me lo vuoi chiedere, non sono io quello che decide il come.» E io: «Quindi, non mi resta che cercare di incontrare questa persona che magari conosco già» E il postino rispose: «Io faccio solamente consegne di lettere che non sono scritte da me. Ma ora basta: ho sprecato fin troppo tempo e devo andare» Detto questo, svanì.
Seconda parte, Blogspot diceva che il mio commento era troppo lungo
RispondiEliminaE io con la misteriosa lettera in mano, rientrai in casa. Mi riposai un poco sulla poltrona, poi decisi che era ora di portare fuori a passeggio il cane. Uscimmo dal paesino, quindi arrivammo ad un bosco appena fuori, e giungemmo ad un grande prato dove c'era grande quercia. Da giovinetto passavo lì i pomeriggi delle ridenti e sonnolenti estati, prima di trasferirmi in città appena diventato adulto.
Liberai il cane e mi misi a sedere alla base della quercia. Stavo riflettendo quando udii un improvviso fruscio delle foglie e in lontananza scorsi una figura, semi trasparente che avvicinandosi diventava sempre più nitida. Mi alzai per vedere meglio. Quando era a pochi metri da me, ebbi un sussulto. Era lei, il mio vecchio amore di gioventù. Fissai i suoi occhi e lei fissò i miei. Non ci potevo credere. Era proprio lei. Rimasi a bocca aperta, senza riuscire a dire una parola. Poi le dissi con voce incredula «Ma sei veramente tu? Roberta?» Lei sorrise «Sì, sono io» «Ma... sono passati quarant'anni... non sei cambiata per niente, dove sei stata? Sembra che il tempo non sia passato per te» Lei si abbassò e staccò un trifoglio che era tra l'erba. «Non può essere vero,» continuai «niente di tutto questo è reale, sto sognando» Lei si alzò con il trifoglio in mano lisciando le sue foglie e poi mi guardò «Mi amavi?» e io con il cuore in gola, «Sì, moltissimo... poi sei morta» Lei lasciò andare il trifoglio che stranamente, invece di cadere, volteggiò come senza peso e disse «Mi spiace essermene andata. Però, pur di non provare più quel dolore, non hai più voluto amare per paura. Chi smette di amare non vive più. Conduce perennemente un'esistenza in apnea, sempre appena sotto la superficie del mare, senza avere il coraggio di uscire dall'acqua e nemmeno di immergersi.» E io: «Ma ormai non sono più giovane, e non sono nemmeno sicuro di essere in grado» E lei: «Sì che lo sei. Ricordati questo, che il vuoto che è dentro te stesso lo puoi riempire solo con gli altri, altrimenti il vuoto risucchierà te stesso» Lei mi strinse delicatamente la mano destra, facendomi riaffiorare violentemente ricordi che pensavo sepolti. Stetti un attimo e poi dissi «E ora che succederà?» Lei mi lasciò la mano «Cosa succederà ora? E' ora che tu ricominci a vivere».
D'improvviso sentii il vicino ruscello aumentare violentemente la sua portata; e tutto l'ambiente intorno a me iniziò a svanire, con i contorni che diventavano sempre più sbiaditi e i colori tendenti sempre più al bianco, poi d'improvviso mi ritrovai a casa mia, di fronte al tavolo dove avevo lasciato quella lettera e che ora non era più lì.
"Nel cuore di maggio, quando i fiori sembrano sussurrare segreti al vento, una lettera senza mittente apparve sulla soglia di casa. Recava solo una frase: 'Ciò che hai dimenticato, ti sta aspettando dove tutto è cominciato'."
RispondiEliminaUna frase sibillina,poteva dire tutto e niente.E poi chi mandava la lettera?
Cosa posso aver dimenticato? E quando?
La giornata tiepida ed i profumi primaverili mi avevano spinta ad una lunga passeggiata per sentieri e prati coperti di margherite e le prime ginestreprofumavano i sentieri con il loro giallo solare.
Ora,rientrando,quella strana lettera,anonima e con un interrogativo al quale non sapevo rispondere.Ma ero davvero stanca.Una tisana e poi mi preparo per un sonno ristoratore.Ci avrei pensato al risveglio.
Quello che lasciamo in sospeso,spesso, si ripresenta sotto forma di sogno e i sogni quella notte sono stati tanti, confusi e indecifrabili,ma con una costante.Mia mamma .
Cercavo di ricordare qualcosa,al risveglio,da legare alla strana lettera.
Mamma era nata in un piccolo paese di montagna,era cresciuta con i suoi nonni, ed aveva sofferto la lontananza dalla famiglia,anche se incontrava spesso i suoi,in particolare i fratelli.
Si sposò e ogni volta che tornava in paese sembrava non volesse lasciarlo mai: parlava,chiedeva,scherzava,cambiava perfino umore: le era davvero mancata la vita,in paese ed in famiglia..
Poi una disastrosa alluvione ha costretto i suoi genitori a lasciaee,anche loro, il paese. Gli altri figli erano già altrove,per lavoro.Avevano chiuso casa,sperando di tornare,ma non ci tornarono più.La nonna aveva espresso il desiderio che qualcuno,quando fosse possibile,tornasse,almeno per prelevare qualche ricordo,qualche foto.La vita aveva altri progetti per mamma che non potè più tornare e lasciò a me l'impegno di quella promessa. Lavoro ,famiglia lontananza dai luoghi e la paura di una delusione mi hammo teuta lontana.La lettera anonima,forse era un segno.Mi sono organizzata e fatta accompagnare per un viaggio della memoria.Sapevo che non avrei trovato molto ma ho tentato.
Un tuffo nel passato ma anche nel vuoto di testimonianze e memorie:Un paese fatto ora soltanto di vecchi ruderi,finestre come occhi persi nel vuoto,silenzio tombale,strade sconnesse e rovi ed arbusti che si erano da tempo riappripriati del loro spazio.C'era la piazza,c'era la chiesa,conservava ancora una pregevole Madonna col bambino,del Gaggini e un signore,forse l'unico abitante, ha detto che celebrano ancora dei matrimoni,su richiesta di turisti dei paesi vicini.
La casa dei nonni,anche quella,un misero rudere,la scala ormai caduta ma c'era il portoncino,semiaperto.Quanti anni aveva atteso che qualcuno ci passasse attraverso.Ora non c'erano più neanche i pavimenti,collassati .Con gli occhi del ricordo posizionavo tutto,i letti il tavolo,la cucina il balconcino con le piante di basilico,e poi,sotto,le giare con l'olio,le botti col vino,il telaio,il forno,e l'angolo dove al momento giusto preparavano i cannicci con le foglie di gelso per l'allevamento della seta.Chiudo gli occhi e risento le voci degli zii,il ritmo cadenzato del telaio,i piccoli dispetti fra fratelli,mia madre che chiacchierava con sua madre,raccontava di noi figli.
Non so se era quello il senso dello strano messaggio,nonso se davvero la lettera c'era,o era solo una mia fantasia.Ma era un pellegrinaggio della memoria che ho sentito di dover fare,prima che fosse troppo tardi perchè la vita spesso non aspetta e non rispetta i nostri tempi.Ed il mio tempo sta per scadere..