Dal verde chiaro al verde scuro. Le conseguenze dell'Irlanda
1) Cominciamo col raccontare di te e dei tuoi studi.
Ho una formazione abbastanza eclettica in realtà. Provengo da studi umanistici e sono laureato in sociologia della comunicazione, ma ho anche una grande passione per la tecnologia, in particolare per la grafica e il design, per cui al momento la mia professione è un ibrido di tutti questi aspetti della mia vita.
2) Come e quando hai iniziato a scrivere esattamente e per quali ragioni?
Beh… penso un po’ come chiunque abbia fatto della scrittura, se non una professione, quantomeno una grande passione da perseguire. Qualche scritto abbastanza intimista in età adolescenziale, poi le prime sperimentazioni con produzioni di più ampio respiro con i racconti, fino ad arrivare alla sfida della costruzione di un romanzo. I motivi sono i più svariati: dall’esigenza emotiva al bisogno di comunicare, dalla voglia di creare a quel pizzico di narcisismo che deve necessariamente esserci in chi decide di esporsi ad un pubblico.
3)A che genere di autori ti avvicini maggiormente? Quali letture e scrittori prediligi maggiormente e quali esempi ti portano?
Penso di dover fare una grossa differenza tra gli scrittori che sento vicini e che in qualche modo mi hanno formato caratterialmente e quelli che invece hanno influito sul mio stile di scrittura. Tra i primi ci sono scrittori come Anais Nin, Nabokov, ma anche italiani come Baricco, De Carlo e il primo Brizzi e la Santacroce. Tra i secondi mi sento sicuramente di annoverare Diego De Silva, Palahniuk, Hornby, Welsh.
4) Raccontiamo della tua opera "Dal verde chiaro al verde scuro. Le conseguenze dell'Irlanda". Di cosa parla esattamente? E quanto di te c'è nell'opera?
Parla di un viaggio on the road in Irlanda che quattro amici decidono di intraprendere in un momento della loro vita nella quale hanno necessità di staccare da tutto e da tutti. E in questo viaggio riscoprono valori e legami che erano in qualche modo passati in sordina a causa delle vicissitudini personali di ognuno. È innegabile che la componente autobiografica sia molto forte. E questo rende il libro anche abbastanza diverso dal mio usuale modo di scrivere, meno legato alle vicende personali.
5) Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato o che stai incontrando nella promozione del tuo libro?
Le difficoltà che ho affrontato sono tutte quelle che ben conosce chi pubblica con una piccola casa editrice. Distribuzione inesistente, promozione lasciata del tutto in mano all’autore e, purtroppo, spesso profonda incapacità di chi decide di aprire una casa editrice senza avere la minima idea di quello che sta facendo. La piccola editoria è un mondo difficile, nel quale non si investe. E senza investire sugli autori i libri muoiono. Non muoiono neanche più nei depositi, perché ormai con la stampa on demand non vengono neanche più stampati. Per fortuna, e senza falsa modestia, sono abbastanza abile a fare promozione. E l’argomento del libro mi facilità perché esistono canali già sedimentati di appassionati dell’Irlanda. Per cui, dalla sua uscita nel 2012, le vendite del libro sono costanti se non in crescita. Cosa di cui sono ovviamente molto fiero.
6) Quale sarà la tua prossima opera? E quale argomento toccherà?
La mia prossima opera è già uscita nell’ottobre del 2016 e si intitola PLAYLIST – SE CI FOSSE LA MUSICA (info su www.playlistsecifosselamusica.it). Se solo ci fosse stata la musica. Quella giusta, quella adeguata. Ma la colonna sonora della vita non è mai azzeccata. Allora meglio farsela da soli, la propria musica. È quello che pensa Giulio, protagonista del libro, musicista squattrinato, fattorino per necessità, sognatore per vocazione, e con in testa un album da registrare. Ma la musica da sola non basta, e neanche il lavoro da corriere, per tirare avanti, pagare l’affitto e fare la spesa. Figuriamoci per registrare un album. Così, tra una chiacchiera con la scopamica Daria e un discorso di filosofia spicciola con l’amico/collega Roberto, tra una sessione in sala prove e una bevuta al pub, nasce l’idea del colpo. Quello geniale, il furto da film, quello che risolverà tutti i problemi.
In un susseguirsi di incontri surreali, visioni musicali, sms notturni, vessazioni sul lavoro e amori fugaci, nasce la colonna sonora di un’avventura al tempo stesso epica e ridicola, malinconica e divertente. Lo spaccato di una generazione che, al di là delle crisi economiche e delle disillusioni, conserva la capacità di continuare a sognare.
7) C'è qualche domanda che vorresti ti fosse rivolta nelle vari interviste?
In effetti sì, una domanda che serve a distruggere le aspettative di chi scrive. E cioè se la pubblicazione è stata la realizzazione di un sogno. La mia risposta a questa domanda sarebbe decisamente no. La pubblicazione fa venir fuori tutte le brutture di un mondo, quello dell’editoria, che fonda la sua fortuna sui sogni di chi pensa che scrivere sia un’attività pura, da mantenere incontaminata. La pubblicazione (o il tentativo di pubblicare) invece ti mette in contatto con sciacalli, arrivisti, incapaci, mestieranti. Inoltre, ti sottopone al vaglio di un pubblico che non ha la minima idea della fatica che ci sia dietro alla scrittura di un romanzo. Per cui, ecco, forse meglio che questa domanda non mi sia rivolta.
INCIPIT DEL LIBRO
«Irlanda».
«Cosa?».
«Quest’estate me ne vado in Irlanda. Ho deciso. E ho deciso anche un’altra cosa: qualunque cosa succeda, io parto. Se c’è qualcuno che vuole venire con me, ben venga, si gira in macchina tutta l’Irlanda. Se inve-ce non c’è nessuno interessato, il viaggio me lo faccio in autostop. È una cosa che prima o poi avevo inten-zione di fare, e quest’anno mi sembra la volta buona».
Da quando ho partorito l’idea, ho passato ore su In-ternet e su Google Earth a ipotizzare percorsi, sbirciare luoghi da visitare, valutare distanze. Sempre senza scendere troppo nei particolari, per non togliermi il piacere della scoperta una volta arrivato sul posto.
Il programma di massima è questo. Si arriva a Du-blino in aereo. Almeno tre giorni a Dublino: si visita la città, si fa vita notturna. Poi da Dublino si parte verso la costa nord-ovest. Da qui si scende e si arriva alla
baia di Galway. Visita alle isole Aran. E, finalmente, meta paesaggistica del viaggio, le Cliffs of Moher, le scogliere più famose d’Irlanda, che sono uno spettacolo incredibile anche solo a vederle in foto, figuriamoci stare affacciati da uno spuntone di roccia a picco sul mare. Da qui, si riparte allungan-dosi verso il sud dell’Irlanda, si ritorna sulla costa est, e si passa l’ultima notte a Dublino prima di ritornare in volo in Italia.
In mezzo, tutto quello che accade è ben accetto. Nes-suna prenotazione se non per i primi giorni a Dublino e per l’auto. Nessun ostello bloccato, nessun itinerario predefinito. Ci si ferma dove capita, si va dove conduce l’ispirazione del momento.
Ovviamente finora è tutto nella mia mente.
È sempre così: mi viene un’idea e, se quest’idea ha la capacità di insidiarsi in me, poi comincia ad allargarsi a dismisura, si dirama. Cerca contatti con la realtà, esige concretizzazioni. Ne perdo il controllo e diventa un’entità a sé stante che si impone costantemente al mio pensiero, diventando sempre più pressante, sem-pre più viva.
E, a quanto pare, la mia idea piace. E piace a molti. Ne parlo con le persone che mi sono più vicine. Ne parlo con gli amici, propongo il mio entusiasmo, lo spargo come spore al vento.
Da quando la mia storia con Antonella è finita, i miei rapporti sociali sono cambiati tanto. Alcuni legami di amicizia si sono infranti. Ne sono nati altri. Altri ancora si sono rafforzati. Le mie priorità si sono sbilanciate dal rapporto di coppia a quello di amicizia, e ora a fianco a me ci sono persone con le quali le relazioni sono in costante evoluzione. A queste persone l’idea dell’Irlanda piace molto. Raccolgo consensi.
Certo, dal consenso alla decisione di partire davvero il passo è lungo, perché è facile lasciarsi trasportare da un’idea e poi smettere di seguirla. Ma in questo frangente della mia vita, dare concretezza istantanea ai miei propositi è per me un imperativo morale. Per cui non ci metto molto a decidermi e cominciare a cercare voli, ostelli, auto da noleggiare. Sarà banale, ma col tempo ho imparato che le cose che si vogliono vanno prese subito, senza aspettare. Ho imparato ad essere artefice efficace della mia realtà, a plasmarla con forza.
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