Queste parole, attribuite a Cicerone, che cito spesso durante i miei corsi per imparare a parlare in pubblico, indicano, altresì, che non è da tutti scrivere poesie. Quella poetica non è un’arte che si può improvvisare. È una dote innata! Un’arte nobilissima! Saper emozionare il lettore attraverso la poesia non è per niente facile. Il vero poeta non è semplicemente una persona sensibile (molti sono dotati anche di marcata sensibilità) o una persona che prova emozioni (tutti in qualche maniera proviamo emozioni), ma è colui che con la sua arte, quasi magica, dell’uso mirabile e raffinato delle parole, trasmette nel lettore emozioni, sentimenti, e suggestioni. E perché no? Anche sogni!
Ho apprezzato molto l’amico e collega Giuseppe Marino quando, alcuni mesi fa, mi ha fatto dono della sua raccolta di poesie “Il viandante e il divoratore di falene”. Amo la poesia e adoro emozionarmi e stupirmi davanti al mirabile intreccio di lettere e parole che, come per miracolo, prendono vita, suscitando i sentimenti più caldi dell’animo umano.
Ed è questo ciò che mi ha trasmesso la poesia di Giuseppe. Egli compie un delicato percorso interiore che lo conduce fino alla stesura di versi di rilevante intensità. Un esempio fra i tanti, i primi versi di Alba:
All'alba di un amore
nuove sensazioni nel cuore
dondola la vita tra passione e paure
risvegli e desideri struggenti…
Il connubio tra capacità stilistica e contenuti profondi, rapiscono il lettore, che entra in una sorta di marcata empatia con gli stati d’animo dello stesso autore. La poesia è condivisione di stati d’animo. L’uso consapevole di parole scelte per una sublime descrizione poetica di sentimenti e stati d’animo come la solitudine, il dolore, l’amore, ma anche la fede e l’umano desiderio di eternità, aiuta il lettore a comprendere il grande valore delle emozioni, comuni ad ogni essere umano. Talvolta, la semplicità del linguaggio gioca a favore di un intento e di un’interpretazione tesi all'universalità di un messaggio che accoglie in sé l’intero ventaglio delle umane emozioni. Come il titolo stesso suggerisce, del resto, il viandante è colui che si pone in cammino e compie un viaggio nei meandri più oscuri e reconditi della propria anima, fino a giungere, dopo mille peripezie e difficoltà, alla meta, a quella luce, che conferirà una precisa identità che porterà, come Ulisse, ad essere fiducioso di approdare alla sua Itaca ed abbracciare la sua Penelope.
In una realtà come la nostra, indiscutibilmente povera di valori, vergognosamente impigrita nella ricerca della propria dimensione spirituale, smarrita al crocevia dell’essenziale, la poesia, come quella di Marino, ci restituisce dignità, ci porta a credere ancora, nonostante tutto, nella bellezza dell’umanità e ci aiuta a capire che, forse, non tutto è ancora perduto.
Del resto, la ricerca costante di Dio, nelle poesie di Giuseppe, attesta esattamente l’esigenza di rinvenire, in quanto lo circonda, una testimonianza di speranza, che si erga al di sopra delle brutture del mondo.
Molto suggestiva e densa di significato, infine, l’immagine dei tramonti, presente prima in Preludio e poi nei meravigliosi versi della poesia Estasi:
Davanti al tramonto
il limite dell’uomo.
L’anima soltanto può meravigliarsi
stagliarsi sulle cime dell’estasi.
È come se, esprimendo nostalgia e un profondo senso di meraviglia, alla fine del giorno, fosse anche il più lungo o il più doloroso, il tramonto, con la sua luce e la sua tavolozza ricca di colori caldi, volesse comunque illuminare vite e speranze per quello che verrà. Veramente una splendida immagine ricca di suggestioni.
Complimenti, Giuseppe, per la sensibilità che ti appartiene, e che ti permette di trasmettere emozioni ai tuoi lettori!
È proprio vero: Poeti si nasce, oratori si diventa!
Ciro De Angelis
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