Questa breve poesia è un piccolo viaggio emotivo che si consuma tra la luce del tramonto e il richiamo di un mondo sommerso. Il titolo, Atlantide, evoca il mito della città perduta, simbolo di un'utopia irraggiungibile, di qualcosa di sospeso tra storia e leggenda, tra realtà e sogno.
I primi versi scandiscono il fluire degli stati d'animo, che ogni sera si alternano come in una danza, forse riflettendo le inquietudini e le speranze dell'animo umano di fronte allo spettacolo quotidiano del tramonto. Le “voci e silenzi” vogliono suggerire un contrasto tra presenza e assenza, tra il mondo esterno e quello interiore.
Il verso finale, “…e il sogno di Atlantide!”, è come un'illuminazione improvvisa: Atlantide non è solo un luogo perduto, ma una metafora di ciò che desideriamo e che sembra sempre sfuggirci. È l'orizzonte che si sfuma di mistero, il desiderio di qualcosa di grande e forse irraggiungibile.
Atlantide
Quanti
stati d’animo
ogni
sera
a danze alterne
davanti
al tramonto.
Voci
e silenzi…
…e
il sogno di Atlantide!
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