Il
racconto è inserito in un preciso quadro storico che fa costante
riferimento all’annosa contrapposizione culturale e, soprattutto,
religiosa tra irlandesi e inglesi, tra cattolici e anglicani, e alla
guerra che ne derivò: l’autore descrive nel capitolo VIII l’attacco
degli inglesi, rappresentandone l’orrore e lo sfacelo attraverso una
sapiente “Guernica” di parole che dipingono e rendono vivida ogni immagine di morte e devastazione.
Il
protagonista è un musicista, cieco sin dall’età di 18 anni, ma dotato
di una rara sensibilità che riesce a esprimere attraverso la sua arte:
la musica.
Per mezzo della sua arpa, “l’ultimo bardo” riesce ad
affascinare (nella piena accezione del termine da cui il verbo deriva:
“fascinazione”) chiunque gli presti ascolto, proprio come faceva il
mitico Orfeo con la sua preziosa cetra. E qui si intravede l’omaggio che
l’autore fa alla forza prorompente del linguaggio musicale, che si fa
linguaggio universale dell’esperienza dello spirito umano.
La
biografia di Turlough O’ Carolan viene inserita all’interno di
un’invenzione letteraria, che sfrutta maturamente il topos del viaggio:
viaggio come pellegrinaggio all’interno di una regione, viaggio come
metafora di introspezione, come recherche, come aspirazione al
compimento della felicità esistenziale.
Si tratta, pertanto di un racconto verisimile,
che – per dirla alla maniera del grande Manzoni - ha il vero per oggetto
(la biografia del musicista), l’utile per scopo (il messaggio finale,
l’insegnamento al lettore), l’interessante per mezzo (l’invenzione
letteraria).
Non pochi sono i rimandi alla tradizione letteraria:
- Il bardo è cieco, proprio come il mitico Omero: ma proprio tale stato di privazione, di menomazione fisica rende possibile il miracolo di “vedere” nel buio, di cercare la luce e di intravederla attraverso la sensibilità artistica.
- Il bardo compie, attraverso il suo canto, un’azione “fascinatrice”, seducente, come il divino Orfeo della mitica regione arcadica.
- L’amicizia, il profondo e indissolubile legame tra O’Carolan e il suo fedele amico Phelàn rimandano al rapporto tra Don Chisciotte e Sancho Panza nel romanzo di Cervantes; ma si possono ritrovare anche Virgilio e Dante della Divina Commedia, ossia il rapporto tra il maestro, la guida e l’allievo che deve pervenire alla conoscenza.
Si può, così, intravedere il saggio proposito rinascimentale dell”imitatio in inventione”,
che carica il testo di forti insegnamenti provenienti dai grandi
personaggi e dalle grandi opere del passato e, contestualmente, di
originalità inventiva propria dell’autore.
Infine, si consiglia la lettura dell’opera anche ai più giovani, perché il libro è portatore di grandi valori:
- La contrapposizione tra le devastazioni causate dalla guerra e il bisogno di realizzare i sogni nonostante le avversità;
- La profondità dei legami affettivi, e in particolare dell’amicizia;
- L’aspirazione al raggiungimento di un sogno attraverso l’arte;
- La spasmodica ricerca di perfettibilità, che spinge l’uomo a valicare i confini dei propri limiti, al fine di esprimere se stesso nel migliore dei modi possibili.
Sta proprio in quest’ultimo punto la forza di questo racconto:
ricordare ai nostri giovani -intorpiditi da un consumismo che tutto
annienta, soprattutto i sogni e la fantasia- che l’essenza della vita
sta proprio nella forza della ricerca, nella spinta a cercare un volo,
nello sforzo di vedere realizzato un progetto di vita. E tante volte
sono proprio le difficoltà, gli sforzi, le attese a rendere più bella la
vita e più desiderabile il raggiungimento di un traguardo.
“ Dopo
pochi giorni, agonizzante sul letto di morte, Carolan chiese la sua
arpa. […] La musica che usciva fuori dalle corde dell’arpa riempirono la
casa e il cuore di chi ascoltava, per sempre. […] Addio al suo
inseparabile ed amato amico Phelan che lo aveva accompagnato nel
pellegrinaggio della sua vita, sempre alla ricerca della felicità e
della serenità interiore e di quella maledetta corda che non vibrava mai
come avrebbe voluto. Ma quella corda adesso suonava e vibrava come il
suo cuore aveva sempre desiderato. E pianse commosso”.
Nessun commento:
Posta un commento