Le illustrazioni dei capitoli 10-11-12 del libro ci suggeriscono le lotte degli irlandesi per la difesa della propria terra e le riflessioni che ne scaturiscono. La città di Dublino cambierà volto. Turlough O'Carolan sta per realizzare il suo sogno...
Una
madre abbracciava il corpo esanime del proprio figlio: il suo grido arrivò fino
al cielo. Un bambino, piangendo, cercava il seno della madre riversa per terra
colpita da un proiettile alla schiena.
La disperazione per i pochi superstiti
era indescrivibile; il dolore insopportabile.
Un villaggio di cristiani cattolici era
stato attaccato dalle truppe inglesi di religione anglicana. Erano rimasti solo
pochi ruderi. La chiesa, al loro passaggio, era ancora in fiamme.
Un vecchio batteva i pugni contro la
terra, sporca del sangue del suo popolo, e imprecava.
“Ma come si può uccidere nel nome di Dio?”, chiese sbalordito Phelan.
Carolan, mortificato, rispose: “L’uomo
è sempre avido di potere. Quello che possiede non è mai abbastanza, Phelan.
Vuole sempre di più. E per ottenerlo usa qualsiasi mezzo”.
“Anche Dio?”, domandò Phelan.
“Anche Dio, a volte, può diventare un
mezzo con cui raggiungere i propri fini!”, gli rispose Carolan.
Venivano
costruiti palazzi dal gusto raffinato e ricercato. Le belle signore,
finalmente, passeggiavano con i loro ombrelli in segno di eleganza, per
ripararsi dal tiepido sole. I nobili con le loro parrucche incipriate
incedevano altezzosi e superbi, noncuranti dei poveracci che, agli angoli delle
strade, chiedevano elemosine. Si consumavano banchetti e festini e le carrozze
scorazzavano per i nuovi quartieri.
Gli antichi rituali, che ricordavano la
sapiente caparbietà e la gloriosa storia del popolo celtico, stavano per essere
dimenticati. La città pian piano si vestiva di un nuovo volto.
L'avventura continua...
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