E quando apparirai sul confine rosso dell'orizzonte beneamata agognata immagine non sciogliere i tuoi contorni nei colori dei tramonti.

giovedì 22 febbraio 2024

Lizzano nella Stampa. Nuovo Dialogo 1964-2020. La presentazione di Mons. Alessandro Greco


I tre volumi, realizzati da Giuseppe Marino, hanno come oggetto la comunità di Lizzano che l’Autore e don Giuseppe Zito – ambedue miei ex alunni al Liceo – mi hanno invitato a presentare. Per questo li ringrazio vivamente.

I volumi raccolgono gli articoli pubblicati sul Settimanale diocesano Dialogo – poi Nuovo Dialogo – dal 1964 al 2020 e raccolti, nel 2023, in tre volumi con i seguenti titoli:

  1. Storia della Parrocchia San Nicola, pp. 289;
  2. Storia della Parrocchia San Pasquale, pp. 135;
  3. Tradizioni e cultura, pp. 199.

      Sono lavori di grande importanza sia per la comunità religiosa che per la società civile. La storia è una, ma le modalità di realizzarla sono molteplici; comunque, non si compiono percorsi paralleli poiché ambedue gli ambiti hanno come oggetto la comunità cittadina con la sua dimensione socio-religiosa, culturale ed economica.

      Attingendo agli archivi e ai registri parrocchiali, alle cronache ed alla tradizione orale, si costruisce la storia con la preziosa ricchezza di notizie utili per ricostruire il percorso di un’intera comunità. Molti laureandi attingono agli archivi ecclesiastici – diocesani e parrocchiali – per le tesi dottorali.


Primo volume

Storia della Parrocchia San Nicola 


      Il volume si apre con l’Introduzione dell’Autore e con la Presentazione del parroco don Giuseppe Costantino Zito.

      Sfogliando il testo, si ha l’impressione che si tratti solo di una raccolta di articoli che riportano la cronaca della vita parrocchiale dal 1964 al 2020, invece, attraverso la cronaca, è possibile ricostruire il percorso della comunità parrocchiale e della vita cittadina. Gli articoli, infatti, non contengono solo date, numeri e programmi, ma idee, messaggi, proposte e orientamenti per la vita religiosa e sociale.

      Dall’insieme, si deduce che il cammino compiuto in questi anni, sia stato ricco di eventi che hanno segnato la vita dell’intera comunità, evidenziandone i tratti caratteristici dal punto di vista religioso, sociale, culturale.

     Mentre si scorrono le pagine, si è presi dal dinamismo della comunità che non è ripiegata su se stessa, chiusa e pigra, ma aperta, volenterosa, appunto dinamica come il magistero della Chiesa richiede e come le esigenze del popolo esigono.

      Il cammino è segnato dalla presenza di tre parroci che si sono susseguiti, ciascuno con la sua originale creatività e con i doni ricevuti dal Signore, messi a disposizione di tutti i residenti nel territorio parrocchiale. Li ricordo:

      Mons. Pasquale Fedele, parroco per 39 anni, figura storica, di alto profilo spirituale, umano e pastorale, che ha formato intere generazioni, lasciando un indelebile ricordo in tutti coloro che lo hanno in qualche modo conosciuto;

      don Angelo Pulieri, parroco dal 2000 al 2014, impegna le sue energie migliori per l’evangelizzazione, con una mentalità nuova, aperta alla collaborazione dei laici, come fu ricordato nel suo XXV di sacerdozio (cf pp. 157-159);

      don Giuseppe Costantino Zito, parroco dal 2014, che attualmente guida la Parrocchia, valorizzando l’eredità spirituale e umana ricevuta, promuovendo il decoro della Liturgia e la comunione, impegnandosi nella catechesi e nella formazione cristiana, favorendo la promozione culturale della comunità, grazie anche al suo percorso in ambito accademico.

      I  tratti caratteristici della comunità di San Nicola dal 1964 al 2020.

      Innanzitutto, dagli articoli si evince una presenza assidua e incisiva del parroco e della comunità nel territorio, con ampio spazio ad una pastorale gomito a gomito, attraverso relazioni immediate e spontanee che facilitano l’incontro con chiunque.

     In questi anni, i bambini del catechismo e dell’asilo vengono educati alla vita e al senso religioso. Infatti, l’impegno per la catechesi per tutte le età e categorie è un punto di forza nella vita parrocchiale. I parroci, che ne sono gli animatori, sentito come dovere prioritario l’evangelizzazione e la catechesi. In questo ambito, grande risonanza e incidenza hanno le missioni al popolo (27 aprile – 3 marzo 1974, animate dai Padri Redentoristi), considerate come appuntamenti forti per scuotere la vita religiosa e sociale della comunità; poi, le missioni del 1991, finalizzate a fa riscoprire l’identità della propria comunità (cf pp. 94-98).

       Esse furono debitamente preparate e svolte con particolare attenzione alle famiglie, con la celebrazione eucaristica nelle case, trasformate in chiese domestiche. In seguito, l’attenzione alla famiglia è testimoniata da un corso di formazione (cf pp. 119-120) e dalle Settimane eucaristiche nel segno della famiglia (cf pp. 123-124).

      A partire dagli anni ’70, si dà impulso alla vita sacramentale, in particolare del Battesimo, in preparazione al nuovo rito (cf  pp. 24-28).

      Le Visite Pastorali del 1975 e del 1981, vedono  una grande partecipazione di popolo (cf pp. 39-41. 56-63). Alla conclusione della Visita Pastorale del 1995, i parroci giungono alla conclusione che Lizzano sia un paese sano, ancora legato ai valori e alle le tradizioni religiose (cf pp. 115-117). La Visita del 2006 si concentra in modo particolare sugli Organismi di partecipazione, specie sul Consiglio Pastorale Parrocchiale, come luogo di discernimento, di riflessione e strumento di comunione tra tutte le risorse presenti nella parrocchia (cf pp. 150-153).

      Il parroco e la comunità sono sempre attente all’animazione vocazionale; infatti vengono ordinati tre sacerdoti (don Pietro Capobianco; don Angelo Pastore e don Francesco Simone) e un diacono permanenti (Franco Nobile), a testimonianza che, nella comunità di San Nicola, si affermano sempre più la categoria e lo stile evangelico del servizio (cf pp. 125-126)

     La festa patronale, organizzata ogni anno in onore di San Gaetano, coniuga opportunamente spiritualità e impegno sociale (cf pp. 74-77).

     Nella parrocchia, i giovani scoprono la bellezza dell’incontro (cf pp. 100-102).

     Di grande respiro pastorale è il desiderio di don Giuseppe Zito di vedere la realizzazione di una comunità in dialogo (cf pp. 168-170).

    Egli conserva il patrimonio liturgico, la pietà popolare e altre iniziative tipiche della comunità parrocchiale, affinché abbia un volto nuovo: incoraggia i ragazzi e i giovani all’adesione all’Azione Cattolica (cf pp. 173-176; 194-197, 215-217); si fa vicino alla gente come Gesù in mezzo al gregge (cf pp. 177-180); dà vigore alla devozione mariana (cf pp. 191-193; 205-207); incrementa l’evangelizzazione attraverso un gruppo costituito per portare il messaggio evangelico nelle scuole, negli ospedali, ecc. (pp. 208-210); è sensibile ed attento ai giovani, protagonisti dell’animazione della vita parrocchiale, organizzando tra l’altro con loro la Via Crucis per le vie del Paese (cf pp. 224-227; 238-240). L’ultimo atto è la Visita Pastorale di S. E. Mons. Filippo Santoro, che ha modo di conoscere le varie componenti ecclesiali della Parrocchia, ma anche le realtà civili e sociali della comunità cittadina.

 

Secondo volume

Storia della Parrocchia San Pasquale

     

      Il testo si apre con le parole dell’attuale parroco, don Pompilio Pati che, la Presentazione, scrive: «ho scoperto pian piano una comunità viva, dal grande cuore pulsante, caritatevole, dall’animo fortemente francescano, sempre pronta a stringersi intorno alle famiglie in difficoltà, afflitte da malattie o colpite da tragedie specie se coinvolgono giovani o bambini» (p. 7).

    Queste parole possono rappresentare la chiave interpretativa delle pagine che seguono nelle quali è descritto il percorso della parrocchia san Pasquale Baylon, eretta il primo ottobre 1969, che ha come primo parroco Padre Stefano Marchionna.

      Don Pompilio è parroco dal 21 settembre 2016, quando cioè i Francescani, dopo 260 anni, lasciano il Convento e la parrocchia.

     Tra gli avvenimenti da ricordare, vi è l’ordinazione sacerdotale di Fra Tonino Nisi, francescano, e l’ordinazione di Franco Schirone, primo diacono permanente che spiega le ragioni della sua scelta (cf pp. 21-24), a testimonianza dell’impegno della comunità per la pastorale vocazionale che porta i suoi frutti. In occasione del XXV della sua ordinazione, il diacono Schirone, in una intervista, parla della bellezza di una vita di servizio per il bene della comunità (pp. 63-65).

      Leggendo la storia della parrocchia San Pasquale, si percepisce che il cammino quotidiano della comunità si intrecci con la storia e con la spiritualità dei Padri Francescani che hanno sempre una finestra aperta sul mondo. Infatti, per la Giornata Missionaria Mondiale del 1984, giunge da Formosa a Lizzano, P. Lorenzo Fornaro, francescano che fa conoscere le due comunità parrocchiali in cui svolge il ministero e carica di ardore missionario la comunità di San Pasquale (cf p. 13-16). Tale impegno cresce soprattutto con la presenza di S. E. Mons. Bernard Bududira, Vescovo di Bururi, in Burundi – Africa, con cui la diocesi di Taranto aveva fatto un gemellaggio. La visita di questo vescovo, nella Giornata Missionaria Mondiale del 1998, apre una grande finestra sulla missione e sulle missioni (cf pp.51-52).

       Nel 1995, alla conclusione della prima parte della Visita pastorale, S. E. Mons. Benigno Luigi Papa saluta la comunità con queste parole: «Vi affido al Cristo risorto e al serafico Padre Francesco». L’Arcivescovo aveva incontrato i bambini e i giovani verso i quali aveva mostrato sempre particolare attenzione, guardando al loro futuro e al futuro della società; aveva incontrato tutti i gruppi parrocchiali, facendo riferimento costante a san Francesco, la cui spiritualità deve guidare l’orientamento anche nel respiro diocesano.

      La comunità assume l’impegno di sviluppare il forte senso di unità, spiritualità, povertà, preghiera e carità verso chiunque (cf pp. 40-42).

     Un altro evento importante è la missione popolare (11-24 aprile 2007) nella Vicaria di Pulsano che registra due aspetti importanti, oltre a tutte le iniziative in programma: il positivo protagonismo dei laici e la centralità dell’Eucaristia la cui adorazione ha concluso la missione.

     Nella parrocchia di San Pasquale, è presente e vivace la Gioventù Francescana (Gi.Fra), un gruppo di ragazzi che vivono la vita cristiana amando il prossimo sull’esempio di San Francesco (pp. 66-68).

      Il 21 settembre 2016, fa il suo ingresso nella parrocchia don Pompilio Pati, in seguito alla partenza dei Francescani che lasciano la Parrocchia e la consegnano alla diocesi. Don Pompilio così si presenta: “Entro in Lizzano in punta di piedi, senza clamore perché le persone pian piano possano amarmi e io possa conoscerle come per tanti anni hanno fatto i frati francescani che mi hanno preceduto” (p. 74).

     Il convento di San Pasquale rivive e respira lunedì 4 marzo 2019, quando qui si riuniscono i giovani della Vicaria di Pulsano per dialogare con l’Arcivescovo, Filippo Santoro, riprendendo le parole del Papa a Panama: «I giovani. L’oggi della Chiesa e del mondo». L’incontro è illuminato dalla testimonianza su Pierangelo Capuzzimati, giovane di Faggiano, di cui è in corso il processo di beatificazione (cf 84-87): mi onoro di aver redatto la relazione storica, indispensabile per istruire il processo canonico.

      La storia della parrocchia si chiude con i festeggiamenti per il giubileo della sua istituzione, a cui viene dato il seguente tema: «Cinquant’anni per il bene del prossimo» (cf pp. 90-91), degna conclusione di un intenso percorso di una comunità viva.

 

Terzo volume

Tradizioni e cultura

 

      La Presentazione nel terzo volume – Tradizioni e cultura – è di Oronzo Corigliano il quale mette in evidenza il paziente lavoro di Giuseppe Marino nel raccogliere gli articoli del settimanale diocesano, per offrire un prezioso contributo alla conoscenza della storia e delle tradizioni delle due comunità parrocchiali di Lizzano, di cui le future generazioni potranno conoscere eventi, protagonisti, mutamenti sociali e culturali, patrimonio umano (cf p. 7). Oronzo Corigliano scrive: «Le ricerche di Giuseppe hanno seguito percorsi e tematiche differenti con il medesimo obiettivo, cioè dare lustro e memoria a questa comunità, ma con l’aggiunta del valore umano, quello dei protagonisti che hanno rappresentato e arricchito culturalmente questo nostro paese. Gli saremo tutti riconoscenti».

      Di Lizzano conoscete tutti le tradizioni, sia perché ad esse siete molto legati, sia perché molti di voi sono protagonisti nella realizzazione di progetti che vanno oltre la cronaca locale di cui è importante cogliere qualche significato che delinei l’identità religiosa, sociale e culturale dell’intera comuni tà.

      La prima manifestazione è La “discesa” dei Magi a Lizzano: «… manifestazione di fede dei tempi che furono ... La fede, quella vera è all’origine di tutto, una fede che crede senza miracoli, ma che ha bisogno di esteriorizzarsi, una fede semplice e rustica, come rustici e semplici erano i nostri padri, come rustici e semplici erano i pastori di Betlemme. Che la nostra Lizzano questa fede l’abbia ereditata ci pare la cosa più bella, e che tale possa conservarla è il nostro augurio» (p. 10).

      La calata dei Magi si ripete da oltre tre secoli, dal 1750, qualche anno dopo la presa di possesso, da parte dei Frati Minori Alcantarini, del Convento San Pasquale. In origine era animata dai religiosi, figli di San Francesco d’Assisi, nel solco delle sacre rappresentazioni popolari, considerate una specie di Bibbia dei poveri, con suggestive immagini, incisività dei dialoghi e commozione con cui si concludevano le festività natalizie. Il culmine della manifestazione è nell’incontro con Gesù Bambino, riscoprendone la più viva attualità, attestata da un documento del 1600, di recente aggiornato, dando risonanza alle attuali attese e speranze del mondo: la pace, la giustizia, l’amore (cf p. 13-16).

      Un’altra suggestiva tradizione è la festa di San Giuseppe che ha, oltre ai riti religiosi (liturgia, preghiere, processione, gli altarini, i falò...), anche tradizioni gastronomiche tipiche di questo comune. La gastronomia ha la sua fenomenologia nella tradizione delle tavole di San Giuseppe o mattre che nell’allestimento trovano l’entusiasmo anche delle famiglie più giovani. Questi riti e tradizioni esprimono una modalità popolare per onorare San Giuseppe, il più santo dei papà (cf p. 28).

     Indubbiamente, si preparano piatti che, comunque, hanno un legame con la festa del Santo, favoriti dai frutti e dagli ortaggi di stagione. Mi ha incuriosito molto una descrizione che vi leggo, pregandovi di scusarmi se non pronunzio bene il dialetto:

      «Numerose le portate tipiche, di consolidata tradizione contadina: catini di argilla invetriati (li lèmmuri) colmi di “ncartiddati”, vari tipi di frittura, cavolfiori, “lampasciuni”, baccalà ... pane e abbondanza di dolci: fucazzièddi, pizzetti di cannella, pasti di mènnula, cazuni chieni di ricotta...

    Completa la tàula, la sobbratàula, nell’allestamento della quale, si nota di più l’amore, la pazienza della famiglia devota e per aver saputo conservare frutti fuori stagione (séti, ua, maràngi, miluni virnili, fica tinni) o trovare primizie (unguli e pisièddi). Non manca lu cranu stumpatu, grano scruscato e bollito con soffritto di prezzemolo, cipolla verde e pepe in abbondanza” (p. 33).

      Tutto ciò narra la storia di una comunità nei suoi usi e costumi che fanno conoscere come vivevano e come mangiavano gli antenati.

     Dopo la festa di San Giuseppe, ci si immerge nella Quaresima, con le celebrazioni e i riti tipici, tra i quali primeggia la Via Crucis che assume una forma grandiosa nella rappresentazione della Passione di Cristo nella Domenica delle Palme, a partire dal 1971. La manifestazione, di alto livello qualitativo, va anche fuori le mura di Lizzano – quale espressione viva e vivificante della provincia di Taranto, con le sue tradizioni, la sua storia, i valori e le emozioni – fino all’inserimento, dal 2007, in una organizzazione che raggruppa 34 città a livello europeo (Europassion), il cui scopo è promuovere, tutelare e salvaguardare tutte le manifestazioni con marcato carattere di religiosità popolare e che manifestano un forte connubio tra fede, cultura e tradizione (cf p. 61). Attivo è l’impegno dell’Associazione Pietre vive onlus.

     Sul territorio nazionale, è da ricordare la collaborazione con la CEI, di una delegazione per realizzare la Via Crucis vivente ad Ancona, in occasione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale nel settembre 2011.

     La passione vivente non è una semplice rappresentazione teatrale, ma un evento molto partecipato che si trasforma in una manifestazione  di fede e di preghiera collettiva che “pur non tralasciando gli aspetti legati alla promozione del territorio, rimane una rievocazione della Passione Morte dell’Uomo dei dolori, fedele al messaggio evangelico” (p. 79).

     Dal punto di vista delle attività produttive, è a tutti noto come Lizzano abbia una rinomata tradizione nel settore vitivinicolo che mette in risalto sia la qualità del prodotto che la laboriosità di una solerte categoria per lanciarlo a livello nazionale.

     Non si può trascurare un importante aspetto letterario che ha come oggetto il dialetto. L’articolo, a firma di Giovanni Acquaviva, è motivato dalla pubblicazione di un libro di poesie in dialetto lizzanese di Salvatore Fischetti, dal titolo Scardi, Schena Editore – Fasano 1982. A giudizio di Giovanni Acquaviva, Scardi – che vuol dire schegge di pietra o di legno – è un titolo che sa di modestia e di umiltà, ma la poesia di Fischetti è fatta di memoria, di testimonianza e di recupero, per cui ha il merito di aver fissato “in buoni versi la parlata paesana del suo luogo natio” (p. 109).

     Sono molto eloquenti alcuni titoli: “La visciglia (La vigilia); Carniali (Carnevale); Primavera; Li Misteri; La trebbia (La trebbiatrice), sono altrettanti momenti della vita lizzanese colti con particolare ispirazione ed efficacia, mentre un altro gruppo di composizioni come Lu vintuzzùlu (Il venticello); La zingra (La zingara); Mistieri di nna vota (Mestieri di una volta); La strata (La strada, il vicinato); Lu conzagrasti (Il concia brocche); Lu siggiaru (il seggiolaio) colgono aspetti di vicende  o di personaggi locali e si riferiscono più particolarmente a una umanità viva e operosa” (p. 110).

      Acquaviva scrive: “Questa poesia è già espressione corale di un’intera comunità popolare, talché è da dire che quella di Salvatore Fischetti è un messaggio comunitario … egli adegua con umiltà e consapevolezza la sua cultura e la fa paesana, popolare, lizzanese; la utilizza con scaltrezza espressiva, con valentìa metrica, con disinvoltura sintattica, senza quasi farsi accorgere, con mano leggera e già esperta e la spiega con grande efficacia” (Ivi).

     Nel terzo volume, sono citate altre manifestazioni e istituzioni che danno lustro a Lizzano e mostrano anche la sua vivacità culturale; tra esse, ricordo: Il Museo delle conchiglie in mostra alla Manzoni (p. 112); Il presepe musicale realizzato nella medesima scuola (p. 116); La mostra di Ernesto Treccani (p. 117); il Museo civico (p. 136-138); la Mostra sul Caravaggio (pp. 141-144).

     Non manca la musica con la testimonianza del cantautore di Lizzano Mimmo Cavallo e il connubio Musica e arte a Lizzano, con i concerti e le rassegne negli spazi del centro storico (cf pp. 134-135).

      Segnalo la mostra Sulle orme dei dinosauri che racconta la storia di milioni di anni attraverso i fossili: dalle origini della vita alla scomparsa dei dinosauri. Le ultime scoperte di alcune orme nelle campagne di Altamura hanno rivoluzionato le conoscenze storiche (cf p. 131). Il curatore della mostra, il prof. Oronzo Corigliano afferma: “E’ stata una scommessa organizzare una mostra così originale e impegnativa … Del resto ci vuole tanta passione nel portare avanti progetti culturali, come stiamo facendo qui a Lizzano da anni, grazie alla collaborazione di quanti, amministratori, operatori economici e culturali credono in questa risorsa” (p. 133).

     In ultimo, l’attenzione ai problemi sociali. Da segnalare il Convegno su Volontariato e istituzioni, realtà e prospettive in un progetto di politiche sociali nel territorio; la Tavola rotonda su come arginare la dis(agi)bilità.

 

Conclusioni

 

     La prima conclusione: le due Parrocchie di Lizzano, pur con identità e storie diverse, sono vive, dinamiche, voci propositive di bene, di carità, di fede, in un costante e costruttivo dialogo con le istituzioni e con il territorio.

     In secondo luogo, esse sono ancorate ai solidi e sani principi della tradizione, con i valori che si tramandano, nonostante il clima dissacrante della società contemporanea.

     Nel percorso narrato nei tre volumi, è molto evidente la valorizzazione della cultura popolare, del dialetto e delle tradizioni che costituiscono un prezioso tesoro sia per la comunità ecclesiale che civile.

     In ultimo, desidero mettere in rilievo la comunione e la partecipazione delle varie componenti delle comunità parrocchiali, capaci di coinvolgere coloro che vengono considerati lontani e anche la presenza della gran parte dei cittadini nei momenti più significativi dell’intera comunità civile.

    Un augurio: proseguire in questo cammino e rendere sempre più ricco il tesoro che Lizzano custodisce.

 

Lizzano, 22 febbraio 2024

Don Alessandro Greco


Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Cerca nel blog